Cameriera pestata a sangue e ferita. Gli imputati: "Lo sfregio non c’è"

Ripreso il processo a carico dell’ex di Martina Mucci e dei due complici. La difesa: "Mai detto di picchiarla"

Cameriera pestata a sangue e ferita. Gli imputati: "Lo sfregio non c’è"

Cameriera pestata a sangue e ferita. Gli imputati: "Lo sfregio non c’è"

Tutti contro tutti. Chi non voleva che venisse picchiata, chi non ha mai detto di portare via la borsa (e quindi di fare una rapina), chi ha non ha visto nulla ma viene accusato dagli altri di aver passato il "contatto dei picchiatori". E lo sfregio? E’ una questione dibattuta. Si è tenuta ieri la terza udienza del processo in rito abbreviato che vede alla sbarra i tre uomini accusati di aver pestato a sangue, sfregiato e rapinato Martina Mucci, cameriera di 30 anni, il 21 febbraio dell’anno scorso. La donna fu pestata a sangue nell’androne di casa alla Pietà mentre rientrava dal lavoro alle due di notte. A processo sono finiti l’ex della donna, Emiliano Laurini, 41 anni di Scandicci, presunto mandante del pestaggio (difeso da Luca Bellezza), Kevin Mingoia, 19 anni, sempre di Scandicci, esecutore materiale dell’aggressione (difeso da Antonio Bertei e Alessandra Mattei) insieme a un sedicenne, e Mattia Schininà, 21 anni, intermediario del gruppo (difeso da Michele Savarese). Martina, come sempre era presente in aula, accompagnata dai genitori e dai suoi legali Federico Febbo e Costanza Malerba. L’udienza è ripartita con le difese degli imputato dopo che il pm Valentina Cosci ha chiesto pene pesanti considerando la gravità dei fatti contestati agli imputati di cui solo Laurini è ancora recluso in carcere.

L’avvocato di Laurini ha ribadito, come aveva fatto il suo assistito la scorsa udienza con dichiarazioni spontanee, che "non era mai stata sua intenzione far picchiare Martina". Si sarebbe dovuto trattare – secondo quanto sostenuto dal difensore – solo di "un avvertimento", del "taglio di una ciocca di capelli". Inoltre, ha aggiunto di non aver mai chiesto che le venisse rubata la borsa (particolare che ha fatto scattare l’accusa di rapina), e ha contestato l’accusa di maltrattamenti in famiglia (questa solo nei confronti di Laurini) in quanto, tecnicamente, quando sarebbero avvenuti gli episodi vessatori i due non erano conviventi.

E’ stato respinta anche la contestazione di sfregio permanente al volto anche se Martina ha ancora ben visibile la cicatrice in mezzo agli occhi che i due giovanissimi le hanno procurato con i rasoi elettrici. Nonostante ci sia la consulenza della procura che parla "di sfregio", sia la difesa di Laurini che quella di Mingoia hanno fatto leva su una pronuncia della Cassazione, nella quale si stabilisce che il giudice è l’ultima parte a dover decidere se se si può parlare di sfregio permanente al volto.

Infine, c’è la posizione del terzo imputato, Schininà, il presunto mediatore. Fin dall’inizio, si è sempre difeso sostenendo di non essere coinvolto nel piano criminale organizzato da Laurini per "vendicarsi" dell’ex fidanzata, di non aver partecipato alla fase preparativa del delitto. A incastrarlo, però, ci sono le dichiarazioni degli altri due imputati che hanno sostenuto come il contatto dei picchiatori sia stato fornito proprio da lui.

L’unico che ha risarcito il danno alla vittima è stato Mingoia (con 28.000 euro) tanto che Martina ha ritirato la costituzione di parte civile. Laurini ha offerto 22.000 euro che sono stati accolti solo a titolo di "acconto" sul maggiore risarcimento, quindi la costituzione resta. Schininà non ha offerto nulla, continuando a dichiararsi innocente. La sentenza è attesa per il 3 giugno.

Laura Natoli