Buone entrate nei capannoni. Un altro rinvio

L'udienza preliminare sulle "buone entrate" in capannoni affittati a imprenditori cinesi a Prato è stata rinviata per motivi tecnici. Tre imputati sono accusati di estorsione. Indagine partita da un caso di sfratto e richiesta di nuova somma per un nuovo contratto.

Non riesce proprio a decollare l’udienza preliminare sulle cosiddette "buone entrate" nei capannoni affittati a imprenditori cinesi. L’udienza si è tenuta ieri ma il giudice ha disposto un rinvio per motivi tecnici. Gli imputati sono i due proprietari dell’immobile al Macrolotto Uno, marito e mogli difesi dall’avvocato Manuele Ciappi, e un agente immobiliare, che avrebbero preteso da un cinese una buona entrata di 400.000 euro per poter prorogare il contratto di affitto dopo uno sfratto. Il pubblico ministero Alessia Iacopini ha chiesto di mettere agli atti l’incidente probatorio riferito a un secondo caso del tutto simile a quello contestato nel processo in corso. Il giudice, però, si è riservato la decisione. L’accusa per i tre indagati è di estorsione.

L’indagine è partita dalla denuncia di un imprenditore cinese che venne sfrattato dal capannone perché indietro con il pagamento di alcune mensilità. Nonostante avesse saldato la posizione e avesse già versato i 400.000 euro alla stipula del primo contratto, i proprietari avrebbero preteso una nuova buona entrata per stipulare il secondo contratto dopo lo sfratto. dalle indagini, sarebbero poi emersi una quindicina di casi del tutto simili. Il cinese si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Tiziano Veltri.