"Le paste vendute? Abbiamo chiesto solo il nome di battesimo e trascriviamo l'orario"

La titolare del bar: "Ce lo ha indicato il consulente". Confesercenti: "Non c'è obbligo". Confcommercio: "Comprensibile eccesso di zelo"

Un vassoio di brioches

Un vassoio di brioches

Prato, 2 maggio 2020 - "Abbiamo chiesto solo il nome, se il signore che ha segnalato il caso ci ha annunciato anche il cognome lo ringraziamo, ma non era necessario e non ci interessava. Sul nostro registro abbiamo appuntato solo il nome di battesimo e l'orario in cui è stato emesso lo scontrino". La signora Annalisa che risponde al telefono dal  bar Chicco d'Oro di piazza San Marco, angolo via Ferrucci a Prato interviene così nella querelle apertasi nel giorno del primo maggio con la segnalazione LEGGI L'ARTICOLO   di un cittadino sospreso dall'inedita  richiesta del nome rivoltagli al momento di pagare due brioches e un cornetto acquistate per l'asporto. Da dove ha origine la richiesta? La signora Annalisa (la presentiamo col nome di battesimo) spiega: "Trascrivere nome ed orario ci è stato indicato dall'azienda alla quale ci siamo rivolti per metterci in regola con le norme sul contenimento del coronavirus e che ci ha fornito i dispositivi e tratatmenti". "Un agente della municipale - continua la signora - si è presentato in negozio e chi ha detto di continuare   a farlo anche oggi, sabato e domani, domenica. Da lunedì 4 cambierà tutto". 

Cosa pensano le associazioni di categoria? "Abbiamo dato indicazione ai nostri iscritti di servire l'eventuale cliente che si presenti senza aver prenotato per acquistare un prodotto pronto, come appunto le paste, osservando la cautela di far entrare una persona alla volta nel locale e di non permettere la consumazione nelle immediate vicinanze per evitare assembramenti - spiega Roberto Rosati, dirigente di Confesercenti Prato e coordinatore del settore bar e ristoranti - Sulla richiesta del nome del cliente e della tenuta di un registro non ci è arrivata alcuna indicazione né l'abbiamo trasmessa ai soci. Mi pare un aggravio di burocrazia, con cui si rischia di crearsi antipatie da parte degli avventori". Quanto al disorientamento, proliferato con l'emissione a gran ritmo di normative di breve durata, Rosati osserva che "sul mercato si moltiplicano offerte di aziende specializzate che si offrono per consulenze e servizi in particolare nel campo della sanificazione. La legge indica i prodotti da utilizzare e basta. Senza doversi sobbarcare ulteriori oneri economici e burocratici".  

Anche Confcommerecio nega l'esistenza dell'obbligo di chiedere e trascrivere il nome del cliente cui si vendono prodotti da asporto. Tiziano Tempestini, direttore delle sedi di Prato e Pistoia   si pone tuttavia nei panni dell'esercente. "Ha agito sulla base dell'interpretazione del protocollo elaborata dal consulente e non si può certo biasimarlo per questo - afferma - Direi che ci troviamo di fronte a un caso di eccesso di zelo  derivante dallo status psicologico dell'imprenditore, disorientato dalla continua emissione  di decreti e timoroso, malgrado la massima diligenza e perfetta buona fede, di incorrere in sanzioni in caso di controlli. Il gesto del barista è dimostrazione della volontà di essere il più possibile in regola, non certo di voler violare la privacy del cliente. Per questo, ha tutta la nostra comprensione".