ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Volterra, sciopero e tensione. La rabbia degli operatori museali

Braccia incrociate davanti al "Museo civico", ma c’è chi non gradisce e minaccia di chiamare i carabinieri. Acropoli inaccessibile, turisti delusi.E l’archeologo Bruni rincara: "Palazzo dei Priori starà chiuso 5 giorni su 7".

Volterra, sciopero e tensione. La rabbia degli operatori museali

Volterra, sciopero e tensione. La rabbia degli operatori museali

Incrociano di nuovo le braccia gli operatori museali, in un sabato di fine settembre irradiato dal sole e dai turisti che si chiedevano perché l’acropoli fosse chiusa. C’è chi ha fatto 500 km per vedere il sito archeologico, chiuso per lo sciopero. ""Segno evidente - commentano in coro operatori della cultura e i sindacati - che lo sciopero ha fatto centro"". E nel magma di una vertenza che vede solo scogli, ieri ecco un’altra pagina che si è annerita di fronte alla pinacoteca, dove gli scioperanti e i sindacati hanno affisso manifesti e cartelloni della protesta, senza intralciare l’accesso al museo. E dalla pinacoteca fa capolino una dipendente comunale che ha minacciato, neppure velatamente, i suoi colleghi in sciopero, di sgomberare l’ingresso, "altrimenti chiamo i carabinieri".

Quando, in realtà, nessuno degli scioperanti ha intralciato il passaggio dei visitatori nel museo civico. Nessun tafferuglio, sia inteso: sono stati i sindacati e i colleghi della dipendente che con aria furiosa si è presentata all’uscio della pinacoteca, a arginare in maniera composta, senza rispondere alle provocazioni, il sipario aperto dalla stessa dipendente del Comune, operatrice in pinacoteca. Parla Niccolò Bruni, archeologo, operatore museale: "Abbiamo scoperto, come un fulmine a ciel sereno, che Palazzo dei Priori sarà chiuso in inverno 5 giorni su 7, che ci sarà un taglio alle postazioni al Guarnacci e al Palazzo comunale. Abbiamo scoperto che le nostre mansioni saranno aumentate a dismisura, peccato che la tabella del lavoro inserita sia più bassa di quella attuale. E poi la clausola sociale debole, la vergognosa formula di gradimento. Le nostre vite sono appese ai contenuti del bando di gara. E non abbiamo paura di essere di gradimento all’amministrazione comunale quando in ballo ci sono i nostri diritti. Vogliamo sapere in che luogo, data e ora, ci siederemo a un tavolo per i problemi che la stessa amministrazione ha creato. Vogliamo un miglioramento delle condizioni, non un mantenimento". Fino a 12 anni fa, nel polo museale si lavorava praticamente a nero e, dopo grandi battaglie sindacali, la situazione, seppur ancora non stabile, si è inabissata in un bando che, fuori dai denti, riserva pochi lumi di lungimiranza per i diritti dei lavoratori e per il futuro della cultura Basta leggersi il bando.

"Il sindaco e l’assessore Danti hanno promesso, per il futuro, il mantenimento occupazionale almeno fino alla prossima primavera. Dopo cosa accadrà? - si chiede Alessandra Bernardeschi, operatrice museale con studi all’Accademia delle Belle Arti - costruire bandi inadeguati mortifica il lavoro e le professionalità in una città d’arte come la nostra, perché fare cultura significa non solo imbastire eventi e cerimonie per l’immagine. La cultura ha bisogno di figure professionali con adeguati inquadramenti e livelli contributivi".

Stefania Piunti è laureata in storia dell’arte e da anni lavora nei musei di Volterra. "Fino a 12 anni fa lavoravamo a nero. L’assessore Danti sbandiera il lavoro che è stato fatto nei musei chiusi durante la pandemia. Gli operatori hanno semplicemente lavorato, facendo anche mansioni che non spettavano. Va bene, ma non è una stata una regalia del Comune. Nel bando è stata inserita una tabella di tariffe orarie che non si inquadra in alcun contratto nazionale in Italia. Vogliamo essere inquadrati come operatori museali e professionisti dell’arte".