REDAZIONE PONTEDERA

Nuovo splendore al circolo Cheli. L’inaugurazione dopo il restauro

Il circolo del popolo Cheli a San Miniato è stato restaurato e riaperto dopo due anni di lavori. Le "Stanze Civiche" sono diventate locali multifunzionali per la comunità, conservando anche preziose opere d'arte. L'inaugurazione ha visto la partecipazione delle autorità cittadine.

Nuovo splendore al circolo Cheli. L’inaugurazione dopo il restauro

Un luogo simbolo del centro storico di San Miniato è tornato all’antico splendore dopo circa due anni di lavori. Si tratta dello storico circolo del popolo Cheli che riaperto, completamente e finemente ristrutturate e restaurale le sue "Stanze Civiche".Venivano chiamati così, un tempo, i locali del Circolo i locali del circolo di via Guicciardini annessi al glorioso Teatro Regio, poi Teatro Verdi che rimase aperto fino all’inizio della seconda guerra: venne poi distrutto dai tedeschi nel tragico luglio del 1944, quando anche la Rocca crollò e nel duomo della città si consumò la strage. Il circolo Cheli – porta il nome del dottor Angiolo che per trent’anni, nel dopoguerra, ne fu presidente – ha scritto pagine importanti della vita sociale del città, nel ì900 e fino i giorni nostri: è stato luogo di grandi feste, veglioni di fine anno, serate danzanti di carnevale.

Da anni aveva necessità di essere ristrutturato e nuovamente valorizzato, adeguandosi ai mutati tempi e per essere in grado di essere ancora riferimento dei cittadini. Grazie ad un gruppo di volenterosi, attivi giovani sanminiatesi sostenuti da Stefano Niccoli – oggi presente del circolo – e con il contributo di enti, privati, ditte le vecchie stanze civiche sono diventati stupendi locali multifunzionali a uso di tutto il territorio.

Nei giorni scorsi c’è stata l’inaugurazione alla quale hanno preso parte le autorità cittadine: c’era il vescovo Giovanni Paccosi, il presidente della Fondazione Crsm Giovanni Urti, il presidente di San Miniato promozione Marzio Gabbanini, il sindaco Simone Giglioli e tanti soci. E’ l’inizio di un nuoco corso di questo luogo che custodice anche preziose opere d’arte, come gli affreschi di Dilvo Lotti nel grande salone delle feste, o quelli di Galileo Chini nel soffitto.