La terra del dissesto. Volterra, crollo annunciato. Città catalogata a rischio nel rapporto Ispra del 2021

L’area era già catalogata fra quelle concretamente esposte a potenziali frane e alluvioni. E nella sola provincia di Pisa il pericolo è definito "elevato" per ben 70 beni culturali.

La terra del dissesto. Volterra, crollo annunciato. Città catalogata a rischio  nel rapporto Ispra del 2021

La terra del dissesto. Volterra, crollo annunciato. Città catalogata a rischio nel rapporto Ispra del 2021

di Sarah Esposito

VOLTERRA (Pisa)

Fatalità o mancanza di interventi adeguati a preservare un patrimonio prezioso quanto fragile? Tre giorni dopo l’ultimo crollo di un tratto di mura medievali a Volterra il dibattito è su ciò che si sarebbe potuto fare per tutelare la ricchezza architettonica e storica del colle etrusco. Che l’equilibrio fosse precario è risaputo da tempo, da molto prima di domenica 5 maggio quando intorno all’ora di pranzo un boato ha scosso la zona delle Mura di San Felice segnando un nuovo squarcio nelle mura che avvolgono il borgo. Volterra compare infatti anche nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, edizione 2021, redatto dall’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il rapporto contiene anche una stima dei beni culturali a rischio frane e alluvioni presente su tutto il territorio nazionale.

"Degli oltre 213.000 beni architettonici, monumentali e archeologici – si legge nelle premesse – quelli potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono oltre 12.500 nelle aree a pericolosità elevata e molto elevata; raggiungono complessivamente le 38.000 unità se si considerano anche quelli ubicati in aree a minore pericolosità. I Beni Culturali a rischio alluvioni sono quasi 34.000 nello scenario a pericolosità media e raggiungono quasi i 50.000 in quello a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi". Se si scende nel dettaglio di ogni regione e di ogni provincia, si può leggere che Volterra compare nell’elenco dei borghi storici interessati da fenomeni franosi innescatosi e riattivatisi negli ultimi anni. Insieme alla rupe di San Leo e a Civita di Bagnoregio troviamo infatti il colle etrusco, che già nel 2014 aveva subito un crollo per il cedimento di via Lungo le Mura.

Scorrendo il rapporto, inoltre si legge che il numero più elevato di beni culturali a rischio frane si registra in Campania, Toscana, Marche, Emilia-Romagna, e Lazio e nelle province di Napoli, Isernia, Viterbo, Siena e Genova. Per la provincia di Pisa in particolare su un totale di 2.048 beni culturali censiti, 20 sono catalogati come "a rischio in aree a pericolosità da frana molto elevata" e 70 tre quelli a rischio "elevata" per un totale del 4,5% se si sommano le due zone. Domenica il crollo ha riguardato un punto particolarmente caratteristico della cinta volterrana, quello vicino alla Porta e alla Fonte di San Felice, luogo da cui centinaia di turisti provenineti da tutto il mondo ogni giorno si affacciavano per godere di una vista dall’alto di tutta la zona.

Il cedimento ha sfiorato proprio la porta. Un episodio che ha richiamato alla mente ciò che successe nel marzo del 2014 quando servirono mesi per rimettere in sesto la zona. Questo ulteriore crollo a San Felice testimonia la fragilità di un patrimonio dal valore inestimabile ma appunto con un equilibrio molto delicato. Una fotografia scattata e descritta più volte anche nei rapporti dell’Ispra, ma che sono rimasti inchiostro su carta.