CARLO BARONI
Cronaca

La pelle e gli anni difficili: "Ma il settore è in salute"

I volti della congiuntura e la parole del presidente Nuti all’Assemblea di Unic. Nel 2024 il volume di produzione è calato del 4,1% (-6,7% quello delle suole).

I volti della congiuntura e la parole del presidente Nuti all’Assemblea di Unic. Nel 2024 il volume di produzione è calato del 4,1% (-6,7% quello delle suole).

I volti della congiuntura e la parole del presidente Nuti all’Assemblea di Unic. Nel 2024 il volume di produzione è calato del 4,1% (-6,7% quello delle suole).

Un quadro ancora complesso. Una congiuntura dai volti inediti quella che sta vivendo il mondo conciario. Dopo un 2024 difficile che ha visto il volume di produzione in calo del 4,1% su base annua (-6,7% quello del cuoio da suola che viene prodotto quasi elusivamente nel Comprensorio). I risultati economici dell’industria conciaria italiana elaborati da Unic confermano, quindi, il periodo complicato. "Le difficoltà sono diffuse e generalizzate, non sembrano risparmiare nessuno dei principali segmenti di produzione delle nostre concerie", ha detto (come riporta il magazine La Conceria) il presidente di Unic, l’imprenditore santacrocese Fabrizio Nuti. Cosa sta accadendo? Mentre il lusso deve ricostruire il rapporto con la clientela sulla base di un rinnovato value for money e le tensioni geopolitiche spaventano un pubblico già freddo, le concerie si devono riorganizzare sul piano industriale. "Le imprese si aggregano, le filiere si integrano, gli approvvigionamenti e gli investimenti finanziari si diversificano. Le offerte produttive, intanto, si ampliano o si concentrano, a seconda delle esigenze specifiche – ha continuato Nuti –. Secondo me, è un segno di salute per il settore, un indicatore del dinamismo che continua a pervadere il nostro mondo. Un brand del lusso non investe nel capitale sociale di una conceria se non crede nel materiale pelle. Così come un fondo finanziario non lo farebbe se reputasse che il business conciario non sia interessante nella marginalità di profitto". Di tutto questo il Comprensorio ne è la prova: qui grandi maison sono "entrati" nella concerie, gli investimenti continuano e la zona riveste un ruolo di primo piano nel panorama pelle italiano e internazionale. Secondo i dati l’export della pelle italiana è calato del 3,6. Pur nel momento complesso, la concia italiana si conferma leader continentale e globale. Vendendo materiali in 121 Paesi, l’Italia rappresenta il 67% del valore della produzione europea (25% di quella mondiale) e il 62% del volume (31% di quella mondiale).

Importante, poi, lo sguardo all’Europa. Anche alla luce del nodo sempre aperto del regolamento anti deforestazione che rischia di avare effetti pesanti sulla pelle. A Bruxelles si giocano le sfide future. "È per questo motivo che ho fortemente voluto l’istituzione di un presidio molto più importante per Cotance – ha detto Nuti – . Vogliamo che diventi il riferimento delle associazioni del prodotto in pelle e dei prodotti naturali come il cashmere e la lana, coi quali condividiamo problemi comuni". Hanno partecipato all’assemblea e hanno preso la parola Michele Matteoli (presidente Consorzio Conciatori Ponte a Egola), Riccardo Bandini (presidente Associazione Conciatori di Santa Croce ) e Roberto Giannoni (sindaco di Santa Croce).

C. B.