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Industria conciaria: "La crisi bellica ha bloccato la possibilità di acquisto delle pelli"

Le preoccupazioni del settore e lo scenario di crisi conseguente al conflitto. Le parole del presidente Unic alla stampa tedesca

concerie e distretto cuoio

Santa Croce, 1 aprile 2022 - La guerra fa sentire il fiato sul collo alla filiera della pelle. Dopo oltre un mese di guerra le conseguenze si fanno sentire. "La crisi bellica ha, di fatto, bloccato la possibilità di acquisto da parte di grezzisti e concerie che, ora, sono in cerca di alternative", riporta il magazine "La Conceria" che ha affrontato la questione raccogliendo anche il polso della situazione da alcuni imprenditori del distretto di Santa Croce. Sono molte le aziende, infatti, che si rifornivano di pellame grezzo dai due paesi e adesso devono trovare un’alternativa.Dove in Ucraina ci sono stati i bombardamenti, tutto di fatto si è fermato. Chi lavora, invece, nelle altre zona ha avuto problemi, ma meno danni.

La guerra, oltre l’immane dolore per i morti e la distruzione, di fatto ha congelato tutto. Ci sono pelli, si apprende, che sono state preparate e non possono uscire dal Paese. Quando si creano problemi gravi e complessi di questo genere c’è anche il rischio speculazione. Altri Paesi europei starebbero già cogliendo l’occasione per aumentare i prezzi.

Il mondo conciario è in apprensione. Perché la guerra in Ucraina, con le conseguenti sanzioni alla Russia, complica ancora di più lo scenario macro-economico in cui si muovono le imprese della della pelle. Che già prima del conflitto venivano da una stagione di stress sui listini della materia prima, degli ausiliari e dell’energia. Fabrizio Nuti, presidente di Unic – Concerie Italiane e del gruppo Nuti Ivo – sempre secondo quanto riporta "La Conceria" ne ha parlato alla stampa tedesca. Segnatamente a Frankfurter Allgemeine Zeitung.

"Le concerie italiane sono per lo più di piccole dimensioni – le parole di Nuti –. Più del 90% del nostro fabbisogno di materie prime è soddisfatto dalle importazioni. Se anche una sola regione d’approvvigionamento viene meno, si pone un grosso problema". Per questo lo stop all’import da Russia, Ucraina e Bielorussia apre a uno scenario di crisi. Le aziende ora, in attesa delle prossime contrattazioni, devono farsi carico degli accresciuti costi accettando un "margine di profitto inferiore". Il quadro internazionale è sempre più complesso ed i mercati complicati. Anche in ragione della concorrenza che si potrebbe, appunto, scatenare. Per questo Unic, con la sigla Cotance, starebbe valutando interventi ed iniziative.