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Il caso del palazzo Rosa "Filippeschi, Ceccardi e la propaganda politica"

Il vicesindaco Bagnoli: "Del futuro dell’edificio abbiamo parlato con la Regione ma occorre il progetto dei privati". "Case e macchine? Noi segnaliamo tutto".

Il caso del palazzo Rosa "Filippeschi, Ceccardi e la propaganda politica"

di Gabriele Nuti

Vicesindaco Massimiliano Bagnoli, facciamo un salto nel futuro. Avete pensato a una rigenerazione del palazzo di via Rospicciano dopo lo sgombero?

"L’edificio è privato. Ci sono proprietari di fondi e uffici, mentre la parte degli appartamenti è quasi tutta in mano ai curatori fallimentari. Il ruolo del Comune può essere solo quello di mediazione. Ne abbiamo parlato con la Regione che ha fondi per la rigenerazione degli immobili. Ma per accedervi occorrerà un progetto da parte delle proprietà. Certo è che un futuro a quell’edificio andrà dato per evitare altre occupazioni".

I firmatari degli esposti sostengono che sia necessario uno sgombero totale e immediato. Lei che dice?

"Che è impossibile. Prima di tutto perché esposti ne abbiamo fatti anche noi come Comune e i vigili del fuoco non hanno mai riscontrato questa urgenza. Poi perché gli sgomberi non li decide il sindaco ma il tribunale e l’ufficiale giudiziario. Ricordo che il fallimento è stato sancito nel febbraio-marzo del 2022 e i primi sgomberi sono iniziati a ottobre".

Ora a che punto sono?

"Ne sono stati effettuati sedici. Altri sono in programma a breve".

Dove sono state sistemate le famiglie?

"Cinque o sei di origine macedone hanno comprato case sul Corso o nelle rughe. Altre sono state collocate in altri Comuni. Abbiamo chiesto a ogni Comune di trovare sistemazione almeno a una famiglia. Ponsacco ha già dato".

Sistemazione con i soldi della Regione?

"No. O meglio, non per tutti. Intanto i 200mila euro della Regione devono ancora arrivare. E poi dovranno servire per quelle famiglie più fragili, con figli disabili, mamme sole. Non vanno a chi si è comprato la casa. Questo voglio precisarlo bene".

Ecco, a proposito di case acquistate e macchinoni. Avete mai fatto accertamenti?

"Il Comune non può e non deve fare accertamenti. A ognuno il proprio ruolo. Noi, in ogni riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, e anche in altri contesti, facciamo sempre segnalazioni. Il ruolo del Comune è di mediazione sociale".

Senta, ma nel Palazzo Rosa quante persone ci sono state al massimo?

"Circa 240. Metà provenienti dai campi rom di Pisa e Cascina. Gli altri sono di origine maghrebina".

I primi rom furono sistemati lì dall’ex sindaco di Pisa Filippeschi, dal prefetto e dalla Società della Salute Pisana?

"Sì. Dodici famiglie. A deciderlo furono, nel 2017, il sindaco di Pisa e l’allora prefetto, senza interpellarci. D’altra parte l’edificio era ed è privato e fu un accordo tra privati. Anche se, anche su questo, ci sarebbe molto da ridire visto che per la ricollocazione furono usati soldi pubblici. Ci dissero solo che si trattava di famiglie ben integrate e tutte sistemate dal punto di vista lavorativo. Noi, pur essendo dello stesso partito, il Pd, non fummo d’accordo con Filippeschi e lo dicemmo pubblicamente".

Poi sono arrivati quelli sgomberati dalla Ceccardi?

"Sì, l’anno dopo, cinque famiglie. Nessuno di coloro che ora si dicono civici condannò la decisione della Ceccardi. Anzi, gli hanno anche fatto campagna elettorale. Io credo che le persone che cambiano idea siano da apprezzare, ma nel caso di chi ora si dice civico dovrebbe dire che allora, quando applaudiva la Ceccardi, aveva sbagliato".

Quindi secondo lei, vicesindaco Bagnoli, sul Palazzo Rosa si fa politica?

"Certamente. Ma le verità verranno a galla e chi pensa di prepararsi il terreno per le Comunali del 2024 ci troverà pronti a dire la nostra. Di sicuro".