
Il caso del night club "Neanche una carezza solo chiacchiere e drink"
di Carlo Baroni
CASTELFRANCO
La parola alla difesa. "Una semplice compagnia", ha detto una ragazza che all’epoca dei fatti lavorò nel locale. Una sorta di accompagnamento alla bevuta e nulla più. "Neanche una carezza", ha aggiunto deponendo davanti al collegio del tribunale di Pisa e sottolineando come, per certi versi, si sia "sentita un po’ anche una psicologa", per le chiacchierate con i clienti che si confidavano. E’ il troncone al dibattimento dell’Operazione Principessa; un processo ancora al primo grado mentre i soggetti rimasti incagliati nella vicenda e che hanno effettuato rito alternativi hanno visto le loro posizioni già definite per Cassazione. Qui a processo ci sono Stefano e Paolo Martini, di 57 e 50 anni (assistiti dagli avvocati Stefani e Peretoli), per i fatti avenuti a Castelfranco. L’accusa è sostenuta dal pm distrettuale che ha coordinato tutta l’inchiesta per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile. Un inchiesta partita dalla denuncia di una mamma nel 2015, insospettita dal fatto che la figlia aveva soldi che lei non poteva averle dato; poi una sera la seguì e vide che saliva su un furgone. Scattarono e indagini. E nei guai finirono tutti i i gestori dei locali dove la ragazza intratteneva i clienti. Un locale era a Castelfranco. Al centro di questo processo c’è proprio il night Marylin e le ragazze che ci lavoravano. Perché tra quelle ci sarebbe stata anche la minore.
Le indagini sulla minorenne hanno portato nei guai, infatti, chi gestiva il Marilyn, dove la ragazzina della Valdera – oggi maggiorenne – mosse i primi passi come intrattenitrice prima di passare al Club Prive 230 di Casciana Terme Lari, e ad essere gestita a tutti gli effetti come squillo di lusso. Nel locale di Castelfranco non ci sono stati episodi di prostituzione. La stessa ragazza, parte civile con l’avvocato Miraglia, disse che in quel locale ci lavorò solo tre settimane e che le fu detto di "fare la consumazione con i clienti" e lasciar correre se qualcuno allungava un po’ le mani. Tre settimane che però sono finite sotto la lente prima delle indagini e poi del processo perché la ragazzina, appunto, era minorenne: il locale, è emerso anche in aula, fino a questa vicenda non aveva mai subito contestazioni di irregolarità alcuna. I testimoni sentiti sono stati due, e altrettanti verranno sentiti dopo l’estate quando il processo giungerà a conclusione.