
Federico Zini il. il 26 maggio 2018 uccise l’ex fidanzata Elisa Amato, e poi si tolse la vita nel parcheggio del campo sportivo di San Miniato
"Elisa Amato, come tutte le donne, merita di più di una panchina. Merita memoria, dignità, impegno collettivo". Filo Rosso, guidato da Veronica Bagni, prende una posizione netta dopo la decisione del Tar di autorizzare la nascita della fondzione voluta dalla famiglia di Federico Zini, il giovane che il 26 maggio 2018 uccise l’ex fidanzata Elisa Amato, e poi si tolse la vita nel parcheggio del campo sportivo di San Miniato. "Una decisione che, pur imponendo che la fondazione non porti il nome dell’assassino, apre la strada a una legittimazione pubblica inaccettabile di una figura che si è resa protagonista di un atto di violenza gravissimo – si legge in una nota –. Anche se l’obiettivo dichiarato della fondazione è quello di sensibilizzare sul tema della violenza di genere, non riteniamo legittimo che tale iniziativa parta dalla famiglia del carnefice. Questo provoca in noi un profondo senso di ingiustizia".
"Perché, di Elisa Amato restano solo il silenzio, una panchina rossa dimenticata in un parcheggio – dice Filo Rosso – e una memoria evocata soltanto il 25 novembre". "Il nostro Comune, come altri, si è espresso fin da subito contro la creazione di questa fondazione – chiosa Filo Rosso –. Possiamo davvero accettare che la memoria collettiva si pieghi fino al punto da riabilitare chi ha tolto la vita?". Per la lista di sinistra " serve un cambiamento profondo: concreto, politico, culturale".
Anche il Pd a livello regionale ha preso posizione e, con Sostegni e Martini, ha annunciato la volontà " di ripresentare un atto che chiami di nuovo l’assemblea toscana ad esprimersi". Assemblea che anni fa negò l’iscrizione della fondazione nel registro unico nazionale del Terzo settore. Il Comune di San Miniato nei giorni scorsi ha sottolineato: "Cambiare il nome non modifica la storia di questi fatti".