I giudici di Cassazione hanno mandata definitiva la condanna a 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta contestata ad un imprenditore 58enne, originario di San Miniato. Alla Suprema Corte era stata sottoposta in esame la sentenza della Corte d’appello con cui, in parziale riforma della pronuncia di primo grado, l’imprenditore era stato condannato, esclusa l’aggravante della pluralità di fatti di bancarotta, per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale . Il reato attiene, si legge, al fallimento di una società della quale l’imputato era amministratore di fatto ed è consistito, secondo l’imputazione, nel concedere in affitto ad altra Srl, costituita lo stesso giorno della stipula del contratto d’affitto, il ramo d’azienda relativo ad una locale ristorante, omettendo di esigerne il corrispettivo. Nelle motivazioni, i giudici di legittimità, valutando le doglianze dei difensori, ricordano che ai fini della sussistenza del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale non è necessaria "l’esistenza di un nesso causale tra i fatti di distrazione ed il successivo fallimento, essendo sufficiente che l’agente abbia cagionato il depauperamento dell’impresa, destinandone le risorse ad impieghi estranei alla sua attività, di talchè i fatti di distrazione, una volta intervenuta la dichiarazione di fallimento, assumono rilievo in qualsiasi momento siano stati commessi e, quindi, anche se la condotta si è realizzata quando ancora l’impresa non versava in condizioni di insolvenza".
C. B.