EMANUELE BALDI
Politica

Verso le regionali, Michelotti: “Melonizziamo la Toscana. Prato? Si imbarazzi il Pd”

Il parlamentare e coordinatore della campagna di FdI: “C’è fiducia ma tanti ci dicono 'Vi votiamo ma qui in giro non lo dite’”

Francesco Michelotti, parlamentare e coordinatore della campagna di FdI

Francesco Michelotti, parlamentare e coordinatore della campagna di FdI

Firenze, 17 settembre 2025 – «Com’è il clima nel centrodestra? Buono». Francesco Michelotti, già assessore a Siena e parlamentare FdI e coordinatore della campagna elettorale in Toscana, parte cauto e ha se non altro il merito, a differenza di altri, di non esternare giubili in vista del voto, perché, al netto degli entusiasmi da rush finale, per il centrodestra espugnare il fortino rosso del Granducato resta pur sempre impresa assai ardua.

Michelotti, scusi la franchezza, ma perché per l’ennesima volta vi siete ridotti all’ultimo con la candidatura di Tomasi?

«Mi permetta di contraddirla, questa è solo una sensazione da addetti ai lavori. Ed è sbagliata: Tomasi è in campagna elettorale da un anno sui territori».

Ma l’ufficializzazione è arrivata da pochi giorni.

«La politica ha delle sue logiche, anche romane. Ma sulla figura di Alessandro Tomasi siamo sempre stati tutti convinti. Siamo una coalizione unita dal 1994. Non lo dimentichiamo».

Parlava di clima buono.

«Lo confermo, lo si avverte girando in ogni centro della Toscana. Il consenso cresce. Magari da parte di molti toscani c’è paura a esporsi. A volte perfino a metterci un like su un post».

Addirittura?

«Siamo pur sempre in Toscana, ovunque c’è un centro di potere del Pd vicino. Capita di trovare persone che ci dicono “Vi votiamo, ma non lo dire in giro...”».

Che differenze nota rispetto al duello Giani-Ceccardi?

«Stavolta non ci poniamo come forza di opposizione, ma di governo. Abbiamo un candidato che amministra benissimo da 7 anni a Pistoia. C’è una classe dirigente solida, capillare, fisica che propone ai toscani un modello di governo alternativo al loro. Noi stiamo sui temi, loro li rifuggono. Ed è inevitabile: sono divisi su tutto in un campo largo dove ci sono dentro anche i 5 Stelle dentro. Perfino nel Pd ci sono tre anime diverse».

Ero rimasto a due...

«Sulla Multiutility per esempio hanno tre linee diverse».

Parliamo di programmi. Sulla sanità vi accusano di tendere alla privatizzazione.

«Allora intanto le dico che il governo Meloni in tre anni ha portato l’investimento annuo sulla sanità a 136 miliardi, il livello più alto mai raggiunto. Solo che Giani ha speso male i soldi per la Toscana».

E il vostro programma qual è?

«Vogliamo realizzare un piano dettagliato per azzerare le liste d’attesa, creando un Cup unico. Poi vogliamo lavorare per la sanità di prossimità; nelle aree rurali, in montagna, sulle isole».

Altro tema chiave, il lavoro.

«Partiamo dalle tre S: snellire, sburocratizzare, semplificare. Avanti con le riconversioni dei siti industriali e risposte rapide alle imprese che vogliono espandersi. A proposito vogliamo che ai comuni torni la potestà urbanistica. Oggi l’ultima parola ce l’ha la Regione, un centralismo folle che blocca tutto».

Sicurezza.

«Melonizziamo la Toscana. Tolleranza zero per chi occupa, lotta alle baby gang, un tetto massimo agli immigrati nelle case popolari. Altrimenti si creano ghetti. Guardi a Prato, i cinesi hanno il controllo fisico di intere aree».

A proposito di Prato. Vi imbarazza il caso Cocci?

«Cocci fino a prova contraria è parte lesa in una vicenda tutta da chiarire. In imbarazzo dovrebbe essere il Pd visto che la città è commissariata dopo il caso Bugetti dimessasi per accuse gravissime».

Si parla di veleni intestini nella creazione delle liste di FdI. Troppi a sgomitare per le preferenze?

«Devono tutti raccogliere i voti, non come il Pd che ha blindato la quota Schlein. Altro che “partito democratico”. Veleni? Nessuno ha sbattuto la porta qui».

Nella Lega sì.

«Noi guardiamo in casa nostra».

Firenze, Prato, Empoli, Sesto. I centri più popolosi sono fortini rossi. Come li assaltate?

«Scardinando i centri di potere con i programmi e senza ideologie. Guardi Siena: quando è caduto il fortino rosso del Monte è cambiato il governo cittadino».