
La delegazione dei vescovi ritratta mentre era in fuga da Gerusalemme (dove era in pellegrinaggio) verso la Giordania
È ancora in attesa di un volo per l’Italia monsignor Roberto Filippini, vescovo emerito di Pescia, rimasto bloccato ad Amman, in Giordania, insieme agli altri vescovi toscani che avevano preso parte a un pellegrinaggio in Terra Santa. L’attacco di Israele all’Iran ha fatto chiduere lo spazio aereo e ha costretto la comitiva a lasciare Gerusalemme in tutta fretta, raggiungendo la vicina Giordania.
Un viaggio spirituale iniziato l’8 giugno, interrotto bruscamente dagli eventi che hanno coinvolto la regione dopo l’attacco missilistico lanciato da Israele contro l’Iran. Il gruppo – composto da oltre dieci vescovi toscani e guidato dal cardinale Augusto Paolo Lojudice – avrebbe dovuto far ritorno in Italia nella serata di venerdì 13 giugno con un volo da Tel Aviv. Ma l’improvviso peggioramento della situazione ha costretto la delegazione a lasciare Gerusalemme in fretta, tra le strade chiuse e la città vecchia sbarrata.
Monsignor Filippini, molto legato al territorio della Valdinievole e della diocesi di Pescia, era partito con entusiasmo per questo pellegrinaggio, che ha toccato luoghi simbolici della fede: Nazareth, Betlemme, il Santo Sepolcro, con celebrazioni, incontri e momenti di preghiera comunitaria. Un cammino spirituale che si è trasformato in una prova di pazienza e prudenza. Ora si trova in un hotel nei pressi di Amman, insieme ad altri vescovi, in attesa che la Farnesina confermi un volo di rientro. Dalla diocesi di Pescia, fedeli e amici seguono con attenzione la vicenda, in attesa del ritorno del loro vescovo emerito, la cui testimonianza si carica oggi di un significato ancora più profondo: portare parole di pace da una terra ferita da troppi conflitti.