Uccise il padre e gli dette fuoco. Due famiglie chiedono la verità

E’ iniziata l’udienza preliminare per l’omicidio di Colle. Cinque persone si sono costituite parte civile. Il giudice ha affidato a un perito il compito di stabilire se Simone Matteoni è socialmente pericoloso.

Uccise il padre e gli dette fuoco. Due famiglie chiedono la verità

Uccise il padre e gli dette fuoco. Due famiglie chiedono la verità

E’ cominciata ieri mattina davanti al giudice Luca Gaspari, pubblico ministero Claudio Curreli, che aveva diretto le indagini dei carabinieri su questa tragedia, l’udienza preliminare dove si discute la richiesta di rinvio a giudizio per Simone Matteoni, 30 anni, accusato di aver ucciso il padre Massimiliano di 54 anni, con nove coltellate, di cui quattro mortali, e aver dato fuoco al corpo con una tanica di benzina che si era portato dietro. La vittima abitava a Spianate di Altopascio ed era un meccanico molto conosciuto e apprezzato a Buggiano, con la sua officina mobile. Sul giovane grava quindi l’accusa di omicidio premeditato, aggravato dal vincolo di parentela, occultamento e tentata distruzione del cadavere del padre. L’udienza che si è svolta ieri mattina, e che ha richiesto alcune ore, ha avuto due principali contenuti. Il primo è stato la costituzione di parte civile di due famiglie: i due figli di Massimiliano e quindi la figlia di 33 anni, rappresentata dall’avvocato Fausto Malucchi del foro di Pistoia, e il figlio di 20 anni, assistito dall’avvocato Lorenzo Santini di Pistoia; la compagna di Massimiliano Matteoni, Severina Pozzoli e i due figli di lei, conviventi con la vittima, e tutti e tre rappresentati dall’avvocato Alessio Spadoni di Pisa. All’udienza, quali parti offese in questa terribile vicenda, ma che non si sono formalmente costituite parti civili, c’erano anche i fratelli di Massimiliano mentre tra le persone offese, non costituite, ci sono i nonni di Simone Matteoni. A difendere l’imputato l’avvocato Emanuela Motta del foro di Pistoia.

La seconda questione affrontata nell’udienza ha riguardato invece le condizioni dell’imputato che, come avevamo già riportato all’epoca, soffriva dal 2019 di disturbi psichiatrici riferibili a una schizofrenia e che, prima della tragedia, avvenuta la sera di domenica dell’11 dicembre 2022 in un bosco di Colle di Buggiano, aveva sospeso le terapie.

Il consulente del pubblico ministero, il professor Rolando Paterniti di Firenze, ha svolto la sua relazione nel corso delle indagini preliminari. Nel rispondere ai quesiti posti dal dottor Curreli, il professore ha rilevato che Simone Matteoni era incapace di intendere e di volere, che rappresenta un elevato pericolo sociale e che è capace di stare in giudizio.

Il giudice Gaspari ieri ha nominato un suo perito. E’ il professor Massimo Marchi, psichiatra fiorentino, e saranno gli esiti della sua perizia a orientare le prossime fasi processuali. Il professor Marchi, su richiesta del giudice, si dovrà soprattutto pronunciare sulla pericolosità sociale dell’imputato, oltre a determinare, a sua volta, la capacità di intendere e di volere al momento dei tragici fatti. Il professore ha chiesto quaranta giorni di tempo per svolgere la perizia, quindi l’udienza riprenderà i primi di dicembre. Simone Matteoni attualmente si trova in una Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Empoli. La necessità o meno della sua permanenza in quella struttura sarà una delle risposte che Marchi dovrà dare al giudice. Nessuna delle parti civili costituite ha nominato un proprio perito e tutte contano quindi sulle conclusioni che arriveranno dallo psichiatra fiorentino.

"In questo momento – ha commentato per noi l’avvocato Malucchi – appare evidente che l’imputato debba essere curato. La presenza degli altri due figli di Massimiliano Matteoni, nonchè fratelli dell’imputato, in questo processo, non è finalizzata al risarcimento, poichè abbiamo chiesto la cifra simbolica di 1 euro ciascuno. E’ una presenza formale per esserci, per essere presenti e contribuire alla ricerca della verità".

lucia agati