
Cristina Privitera
Pistoia, 30 agosto 2015 - Non siamo una città per turisti. O almeno non lo siamo abbastanza. Facendo la tara però di un paio di esempi assai virtuosi. Il primo, l’ufficio di informazioni, l’unico, di piazza del Duomo che per fortuna funziona come un orologio svizzero. Speriamo che nel caos del passaggio delle competenze dalla Provincia alla Regione non ce lo sciupino. L’altra inziativa degna di lode è esser riusciti a tenere aperte le nostre antiche e splendide chiese, grazie a «Visiting Pistoia» e alla presenza dei ragazzi del liceo artistico. Per il resto è un pianto e un lamento.
E’ un miracolo che chi sbarca dal treno alla stazione riesca a capire dov’è il centro. L’unico cartello che indica la direzione si incontra in largo Treviso, così in alto che è quasi invisibile, e risale, a essere generosi, agli anni ’60. Stendiamo un velo pietoso sugli altri disseminati per il centro. Altri punti informazioni? Non pervenuti. Alla stazione basterebbe installare un cartellone con la mappa del centro e dei principali luoghi di interesse, come si trova in tutte le città turistiche. Troppo difficile. Figuriamoci pensare di mettere lì, alla stazione, quantomeno un piccolo ufficio che dia almeno le cartine per orientarsi o che segnalino i ristoranti aperti, i negozi tipici e così via.
E che rabbia sale a pensare quanti soldi pubblici sono stati spesi (sprecati) per un inutile punto informazione in via Bonellina.... C’è poi l’altro capitolo, quello dei turisti che invece arrivano in auto, vittime dei varchi capestro. Forse saranno in gran parte distratti dal capire dove devono andare, fatto sta che a decine passano senza accorgersene sotto le telecamere di via Atto Vannucci, di corso Gramsci, di piazza Mazzini... Ma una riga in inglese? Un lampeggiante? Forse è meglio così: qualcuno anche da migliaia di chilometri di distanza la multa magari la pagherà.