
Fabio, Patrizia, Stefania e Paolo Gori: la Fondazione Gori-Celle annuncia la presentazione dei restauri: «Villa Celle, pomari, agrumeti e verzieri. Un giardino mai visto». E’ intitolato a Pina e Giuliano Gori
L’8 giugno prossimo riapriranno al pubblico i Giardini Formali della villa di Celle dopo l’accurato restauro che li ha riportati all’antico splendore grazie al finanziamento del Pnrr che ha consentito anche il censimento e la mappatura digitale delle piante del parco ottocentesco della villa. A partire dalle ore 15.30 vi sarà una visita guidata ai giardini, curata dall’agronoma Simona Giorgini, seguita, alle ore 18, da un concerto di musica barocca a cura del quartetto I fiori armonici. I Giardini Formali si trovano sulla parte anteriore e principale della villa e prima del restauro erano anche minacciati da un movimento franoso che richiedeva un intervento urgente di messa in sicurezza. Grazie al restauro è stato ricreato l’assetto originario del giardino storico con una attenzione particolare alla biodiversità e alla conservazione della componente vegetale e nel complesso di un ecosistema sostenibile.
I lavori hanno permesso di restituire leggibilità e armonia a un luogo che rappresenta non solo un raro esempio di giardino formale toscano, ma anche un laboratorio vivente per riflettere sul rapporto fra paesaggio, cultura e ambiente, oggi ancor più prezioso alla luce delle mutate condizioni climatiche e delle sfide ambientali contemporanee. Ne sono scaturiti anche nuovi percorsi di visita per i giardini e per il parco, corredati da strumenti di guida digitali e da una serie di pannelli esplicativi realizzati in legno riciclato da Rilegno, un’azienda specializzata nella valorizzazione del legno che condivide la medesima concezione di sostenibilità di Celle, ossia il considerare cultura e ambiente come due facce della stessa medaglia. Il restauro è stato eseguito con una fedeltà assoluta alle idee progettuali originarie risalenti al Seicento.
Gli eleganti giardini, testimonianza dell’arte paesaggistica toscana fra Sei e Settecento, furono realizzati per volontà della famiglia Fabroni, nobile casata pistoiese, che intraprese un lavoro sistematico di arricchimento botanico e architettonico della tenuta già dalla metà del XVII secolo. Le prime attestazioni storiche di questo processo ci giungono dai disegni di Ignazio Fabroni, cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano e figlio cadetto di Atto Fabroni. Ritiratosi a Celle dopo anni trascorsi nei mari del Mediterraneo al servizio della marina granducale, Ignazio si dedicò con passione al disegno e alla documentazione del paesaggio locale. Nei suoi schizzi, risalenti ai primi anni della decade 1660, si distinguono non solo la villa e il suo circondario, ma anche numerose specie vegetali introdotte nel giardino, segno tangibile di una fase di sperimentazione botanica e ornamentale. Il suo manoscritto "Ricordi di villeggiatura, di caccia e d’altro", redatto probabilmente attorno 1670, conferma la messa a dimora di agrumi e la costruzione di nuovi muri di contenimento, oltre alla creazione di un "orto dei bussoli", ovvero di siepi di bosso disposte geometricamente. I giardini si inseriscono in un più ampio disegno architettonico e paesaggistico che caratterizza molte dimore gentilizie toscane. La villa sorge infatti su un terrapieno prativo, raccordato al piano inferiore da un imponente scalone a doppia rampa ellittica, che incornicia una grande vasca ornata da mosaici decorativi. Le rampe conducono a una terrazza inferiore dove trovano posto filari di limoni a spalliera e un’aiuola semicircolare, preludio a due giardini all’italiana speculari, racchiusi da antiche murature e accessibili attraverso cancelli in ferro battuto, sovrastati da due leoni in pietra. I giardini, un tempo affacciati sull’antico viale di accesso alla villa, oggi chiuso da una cancellata monumentale e ombreggiato da grandi conifere, sono impreziositi da agrumeti e siepi di bosso potate geometricamente. Vicino c’è anche un pomario con varietà fruttifere tradizionali. Le origine seicentesche dei giardini saranno sottolineate dal concerto di musica barocca eseguito dalle ore 18 dal quartetto Fiori Armonici composto da Isacco Burchietti e Teresa Dereviziis al violino, Andrea Sernesi al violoncello e Silvia Morosi al clavicembalo.
Giacomo Bini