Stop al rischio idraulico. Casse di espansione. L’intesa è ormai vicina

I Comuni di Pistoia e Quarrata hanno firmato intanto un primo accordo. I nuovi invasi saranno realizzati in via Bassa di San Sebastiano e al Barba.

Sta andando avanti il percorso per arrivare a un protocollo d’intesa tra i Comuni di Quarrata e Pistoia per mitigare il più possibile il rischio idraulico sulle aree che si trovano al confine tra i due territori: un risultato che forse, per la prima volta, sembra raggiungibile, dopo un primo accordo firmato mercoledì scorso. La sera di venerdì 20 ottobre, alla Ferruccia, nel corso di un’assemblea pubblica (in foto) indetta da Cittadinanza attiva, con i cittadini quarratini e pistoiesi, il sindaco di Quarrata Gabriele Romiti e l’assessore del Comune di Pistoia all’assetto idrogeologico Alessio Bartolomei, è stata ribadita la volontà di arrivare all’intesa, che permetterebbe di chiedere alla Regione Toscana, in modo condiviso, il finanziamento del progetto di due casse d’espansione sul reticolo minore, una in via Bassa di San Sebastiano e l’altra in località Barba come intervento integrativo di quella già esistente per l’Ombroncello.

La prima risolverebbe l’esondazione al quadrivio tra via di Brana, via Bassa e via Guado de’ Sarti. Per questa, come è emerso durante l’assemblea, la vasta area interessata per lo sgrondo dell’acqua pluviale ha subito, nel corso degli ultimi decenni, gravi modificazioni del suolo che hanno peggiorato il deflusso, quindi si rende necessaria la raccolta in un invasamento che eviti i danni da allagamento di abitazioni e attività commerciali poste a valle.

L’altra cassa di raccolta dovrebbe prevenire gli allagamenti in via Caboto e via Colombaia in località Bottegone. Due interventi che hanno come priorità: "Quella – per usare le parole del sindaco Romiti – di levare l’acqua dalle case della gente".

Un impegno subito sottolineato anche dall’assessore di Pistoia: "C’è una fortissima determinazione ad andare avanti", ha detto Alessio Bartolomei che ha poi aggiunto: "Ci sarà qualche cittadino meno contento perché ci sarà qualche terreno da espropriare".

Proprio da parte di alcuni presenti infatti sono emerse, durante l’assemblea, aspre lamentele davanti alla presentazione del progetto di fattibilità dei due bacini che è stata fatta dal presidente del Consorzio Ombrone Medio Valdarno Marco Bottino e di alcuni tecnici del progetto di fattibilità dei due bacini. Alla base delle proteste c’è la convinzione che pur rinunciando ai terreni per realizzarvi i bacini di raccolta delle acque minori per evitare esondazioni (che comunque verrebbero pagati a prezzi di mercato), non verrebbero completamente risolti i problemi degli allagamenti.

L’obiezione era che si può verificare ugualmente la permanenza di acqua sui terreni adiacenti alla cassa d’espansione. "Auspichiamo – ha commentato Massimo Gori di Cittadinanza attiva – che, ascoltate le osservazioni espresse, queste siano adeguatamente valutate dai progettisti ingegneri idraulici, per giungere alla preparazione dei due progetti esecutivi".

Daniela Gori