E’ stata letta ieri mattina dal giudice Luca Gaspari la sentenza con cui sono stati condannati il direttore della testata "Linea Libera", Edoardo Bianchini e il suo collaboratore Alessandro Romiti, rispettivamente a 2 anni e dieci mesi di reclusione e a un anno e 4 mesi, mentre non è stata riconosciuta la sospensione condizionale della pena. Il giudice ha in sostanza confermato le richieste del pubblico ministero Claudio Curreli (tre anni per Edoardo Bianchini e un anno e otto mesi per Alessandro Romiti specificando che non venisse applicata la sospensione condizionale della pena). Entrambi sono stati riconosciuti dal giudice Luca Gaspari colpevoli dei reati di diffamazione e di stalking giornalistico, reato inquadrato dalla pubblica accusa nel 612 bis, per aver pubblicato on oline una serie di articoli, anche più volte al giorno, rivolti a varie figure politiche della provincia pistoiese e che ha portato alla costituzione di parte civile di una trentina di persone, tra cui il sindaco di Montale Ferdinando Betti, difeso dall’avvocato Francesco Barontini, e il sindaco di Agliana Luca Benesperi, difeso dall’avvocato Elena Augustin di Prato. Mentre l’avvocato Cristina Meoni di Prato rappresenta l’assessore Maurizio Ciottoli del Comune di Agliana. Infine, il Comune di Montale è rappresentato dall’avvocato Gian Luca Lomi.
Il giudice ha condannato Bianchini e Romiti al pagamento delle spese processuali, ma anche a un risarcimento a titolo di provvisionale per tutte le parti civili, con somme che vanno dai 2mila ai 5mila euro, inclusi i due Comuni di Montale e di Agliana. Alla lettura della sentenza del processo, che si è svolto con rito abbreviato, era presente il sindaco di Montale Ferdinando Betti. "Non sono mai felice di una condanna – ha detto al termine dell’udienza – ma i ritengo che sia stata fatta giustizia".
Diversa la posizione della difesa. L’avvocato Pamela Bonaiuti, legale di Bianchini, ha spiegato: "Si tratta di una sentenza molto complicata e tecnica. Il reato di stalking ha come bene giuridico tutelato la libertà. E qui non c’è stata una compromissione di libertà. Diversa è la diffamazione che ha come tutela quella dell’onore. Ora aspettiamo le motivazioni e presenteremo ricorso". Dello stesso avviso anche gli avvocati di Alessandro Romiti, Simone Aiazzi del foro di Firenze e Katia Bonari del foro di Pistoia.
M. V.