
Serve tempo per l’adozione di Lamin Don Massimo: "Lo sento sempre"
Un rinvio tecnico, per acquisire gli ultimi documenti. Ci vorrà ancora tempo, ma forse non molto, perché don Massimo Biancalani possa ottenere l’adozione di Lamin, il ragazzo gambiano, 23 anni, che è stato rimpatriato lo scorso 20 febbraio, dopo aver trascorso quattro mesi nel Cpr di Potenza. Il trasferimento era scattato dopo un episodio avvenuto lo scorso ottobre a Vicofaro, e per il quale il ragazzo era stato accusato di resistenza a pubblico ufficiale.
Ieri mattina si è svolta una nuova udienza davanti al giudice Giulia Gargiulo, alla quale don Massimo era presente, accompagnato dall’avvocato Lorenzo Santini in sostituzione dell’avvocato Elena Baldi che da tempo sta seguendo il caso.
"Il giudice ci ha richiesto di depositare una integrazione dei documenti – ha spiegato l’avvocato Baldi – e, nello specifico, l’atto di assenso all’adozione da parte della madre del ragazzo e una copia della legislazione della Repubblica del Gambia in materia di adozione di maggiorenni con traduzione scritta in lingua italiana. Si tratta di documenti necessari per poter compiere gli ultimi passaggi, ma noi siamo abbastanza fiduciosi di poter arrivare preso a una soluzione". Lamin, nato in Gambia, è arrivato in Italia, in Sicilia, da piccolo, quando aveva appena 7 anni, ed è cresciuto nel nostro paese. Poi, si è trasferito a Pistoia, dove è stato accolto nella parrocchia di Vicofaro e nel tempo è diventato un operatore del centro di accoglienza.
"Il suo aiuto è stato fondamentale – spiega don Massimo Biancalani - ricordo in particolare tutto quello che ha fatto per aiutarmi a gestire i difficili mesi allo scoppio della pandemia. Lamin è davvero come un figlio per me e vorrei poterlo riportare nel paese dove di fatto è cresciuto". L’udienza è stata aggiornata al prossimo 30 maggio.
M.V.