REDAZIONE PISTOIA

"Instancabile e pieno d'ingegno, ecco le tante vite di mio nonno Osvaldo"

Il commosso ricordo di Riccardo Trallori in occasione della morte del nonno: "Il lavoro, la famiglia e 'il covo', quanti ricordi"

Riccardo Trallori e il nonno Renzo "Osvaldo" Lucarelli

Pistoia, 4 maggio 2020 - Tante vite dentro un’unica vita, lunga ben 96 anni, trascorsa dentro due nomi differenti, Renzo per l’anagrafe, Osvaldo per tutti gli altri. Come a voler dire che in quell’unica persona ne convivevano certamente due per via di quei due nomi, ma con la stessa certezza altre mille: per la sua instancabilità, per il suo essere capace in tutto, per il suo essere prima lavoratore, poi marito, poi padre e infine nonno devoto nonostante quella scorza da burbero. Commuove e fa brillare gli occhi l’affettuoso ricordo che Riccardo Trallori (già responsabile organizzazione Pd Toscana e oggi assorbito da un importante incarico professionale eztra vita politica), nell’impossibilità di un rito funebre degno di una vita sì straordinaria affida alla carta per ricordare il nonno, Renzo “Osvaldo” Lucarelli, morto nei giorni scorsi all’età di 96 anni, appena cinque mesi dopo la scomparsa della moglie, Iva, compagna da settant’anni, quasi a voler tracciare un’unione anche oltre la vita.

Nato il 10 febbraio del 1924, fu chiamato per volontà dei genitori con il nome di Osvaldo. “Inopportuno” per un ragazzo, ebbe a dire la padrona sul cui terreno sorgeva la casa dei due genitori: ecco che allora Osvaldo divenne Renzo. “Cresciuto nei difficili anni tra la dittatura fascista e la guerra – scrive Trallori -, segue la sua famiglia quando viene sfollata alla ‘foretta’ sopra la via Modenese, in direzione di San Felice, e lì conosce la nonna Iva e quelli che anni dopo sarebbero diventati i miei nonni paterni, i genitori di mio padre, i Trallori. Il nonno Osvaldo fa di tutto. Da ragazzo e nei primi anni dopo la guerra si trova a fare il venditore di capre e pecore su per la collina, tra Monachino, Taviano, Sambuca, sulla Riola, che conosceva a menadito e che ha continuato a frequentare anche decenni dopo, tornandoci nelle gite domenicali in auto insieme all’Iva. A metà anni ‘50 entra in fabbrica, nella vetreria di Pescia, e lì resterà per oltre 30 anni, andando in pensione nel 1984”.

Le nozze con Iva arrivano nel 1950: la vita coniugale inizia nel quartiere di Porta al Borgo, per poi passare allo Scornio, la vera “casa dei nonni”. La seconda vita di Osvaldo si divide tra casa e il nuovo posto del cuore, “il covo”, l’orto ricavato nella campagna di San Giorgio, tra Ponte alle Tavole e Gello. “Il nonno è stato una figura, al pari della nonna Iva, mitologica – continua Trallori -. Era in grado di fare tutto. Era riuscito a prendere a malapena la licenza di quinta elementare, ma aveva una capacità di ingegno e inventiva degni di un ingegnere”. È lo spazio e il tempo dedicato alla moglie Iva, divenuta non più autosufficiente, a caratterizzare gli ultimi anni della sua vita. “Il nonno che sapeva cucinare poche cose, ma quelle poche in maniera eccezionale, divenne uno chef stellato sotto la direzione rigida e severa dell’Iva che lo cazziava senza pietà ad ogni pie’ sospinto”.

“Un nonno del Novecento in tutto e per tutto”, restio ai baci o alle smancerie come s’addice agli uomini di un tempo, aveva “benedetto” la passione del nipote per la politica, culminata nel 2012 con la candidatura al consiglio comunale. “Organizzò un pranzo con tutti gli amici perché ‘il Mimmo aveva bisogno di preferenze, pochi discorsi’. Ricordo come ieri quel pranzo, fatto in una vecchia rimessa, con tanti che oggi non ci sono più. Sul finire del desinare il nonno mi disse ‘bisogna che tu parli, breve eh!’. Feci il mio comizio. Alla fine, mentre venivamo via, il nonno mi disse ‘mi raccomando queste cose che ti hanno detto vanno seguite, perché la gente poi perde fiducia’. Da quel giorno le discussioni politiche sono proseguite e non è passata un’elezione in cui non volesse andare a votare con il sottoscritto ‘passami a prendere all’11 domani, non troppo tardi che devo desinare dopo, capito?’. Chiudo nel ricordarlo dicendo che il nonno Osvaldo è stato lui fintanto che al suo fianco c’è stata la nonna Iva. Sono stati per oltre settant’anni una coppia formidabile, complementari l’uno per l’altro. Grazie di tutto nonno. Un bacio”.