
Eugenio Moschini Pancioli ha 29 anni e da quasi dieci lavora all’interno dell’albergo di famiglia,il Grand Hotel Tamerici & Principe di Montecatini. Presto lui ed i suoi colleghi saranno chiamati ad una sfida importante: adattare il proprio modo di fare accoglienza con i nuovi standard post-Covid. Partiamo dall’inizio, Eugenio. Come ha iniziato a lavorare in albergo? "Ho iniziato a ‘dare una mano’ poco più che 18enne. Ai tempi non ero nemmeno sicuro che questo sarebbe stato il mio lavoro, poi col tempo le cose sono cambiate: dopo la laurea in economia a Firenze ho capito che il mio futuro lavorativo sarebbe stato dentro l’albergo e nella sua amministrazione". Com’è stato declinare le nozioni studiate all’università nel quotidiano lavoro in albergo? "Prima ho osservato cosa facevano le persone con più esperienza di me, poi piano piano ho iniziato a proporre modifiche o miglioramenti. La vita in albergo ti obbliga ad avere una mentalità aperta, pronta a tutto, quindi occorre sempre spirito di iniziativa e a volte improvvisazione efficace. Piccole problematiche da risolvere sono all’ordine del giorno, anzi, spesso rappresentano l’attività principale delle giornate di lavoro. Queste cose non vengono subito, ci vuole mano a mano esperienza ma l’importante è avere fin da subito una mente aperta e flessibile; in questo l’aver studiato all’università ha aiutato". Il turismo è in stand-by. Si è fatto un’idea di come potrebbe ripartire? "É difficile da dire. Credo che sì, ripartirà, ma i gruppi di turisti torneranno dopo i turisti individuali, che a Montecatini sono la minoranza. Per cui, almeno inizialmente occorrerà riportare in città la clientela individuale: servirà un cambio di passo in città e noi albergatori dovremo essere pronti a cogliere questa necessità". Cosa consiglia a chi lavora nel turismo? Mollare o attendere la ripartenza? "Sono situazione soggettive, dipende da caso a caso. Quel che è certo è che il turismo ripartirà e probabilmente ripartirà forte, ma ci vorrà tempo. Chi può, stringa i denti e attenda. C’è di buono che chi ha lavorato nel turismo ha una serie di competenze molto interessanti per tutto il mercato del lavoro: il saper stare al pubblico, le lingue straniere, il problem solving". Cosa cerca nei suoi collaboratori? "Una base di competenza tecnica serve sempre, per questo mi confronto di volta in volta con i miei capi reparti a seconda del candidato. In generale apprezzo l’approccio propositivo e il sapersi mettere in discussione; mi piace avere a lavoro persone che sono pronte a cambiare il proprio modo di lavorare, di confrontarsi. Chi ha molta esperienza in un campo, a volte, si fossilizza su modi di lavorare consolidati e non accetta alcun cambiamento o evoluzione: quello non mi piace, non è la mia idea di lavorare in albergo. Spesso è un’attitudine che si vede fin dalla prima chiacchierata al colloquio".