PATRIZIO CECCARELLI
Cronaca

Pistoia, sono 40 le associazioni che si alterneranno nel presidio per la pace

Quaranta associazioni si alternano fino a giugno, chiedono lo stop della corsa agli armamenti.

Presidio per la pace a Pistoia

Pistoia, 17 marzo 2023 – Sono oltre quaranta le associazioni che a Pistoia hanno aderito alla proposta di Europe for Peace per chiedere la pace, non solo in Ucraina, ma in ogni parte del mondo. Ogni venerdì si alternano in piazza Gavinana, nel centro di Pistoia, per spiegare ai cittadini che la loro non è una proposta astratta, ma concreta. Oggi era il turno di Anpi. «Chiediamo lo stop alle armi – spiega Rosalba Bonacchi, vicepresidente vicaria provinciale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia -, chiediamo lo stop alla corsa agli armamenti e chiediamo che si promuova finalmente una conferenza di pace, che finora è mancata. Se ne parla tante volte, ma fino ad ora non c'è stata. Noi chiediamo che la conferenza di pace parta subito.

Riteniamo di rappresentare la maggioranza del Paese, perché questo è ciò che dicono i sondaggi, e quindi come rete abbiamo promosso questo presidio, che andrà avanti fino a giugno e ogni venerdì ci sarà un'associazione diversa a gestirlo autonomamente, chiaramente sul tema, ma secondo le proprie caratteristiche». Oggi l'Anpi ha raccolto anche le firme per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare contro l'autonomia regionale differenziata.

«La raccolta delle firme - spiega Francesco Baicchi, dell'esecutivo nazionale del Coordinamento per la democrazia costituzionale – è per modificare gli articoli 116 e 117 della Costituzione. L'obiettivo è quello di impedire la realizzazione della scissione delle Regioni che hanno chiesto competenze ulteriori, rispetto a quelle che hanno già, su materie che secondo noi sono impossibili da gestire a livello regionale. Pensiamo, ad esempio, se per ogni regione dovessimo avere un programma scolastico diverso, contratti di lavoro diversi, la competenza sulle autostrade, sui porti, sulle ferrovie. Evidentemente sono materie che le regioni non sono adeguate a gestire, come hanno dimostrato durante la pandemia».