Pregare con l’arpa. La missione con le note di fratel Francesco: "Il mio aiuto nel silenzio"

Insegna religione al Musicale Forteguerri e suona durante la liturgia nella chiesa di San Bartolomeo. Ma se l’Orchestra d’Archi lo chiama si esibisce con grande emozione. Spera di poter diventare sacerdote.

Pregare con l’arpa. La missione con le note di fratel Francesco: "Il mio aiuto nel silenzio"

Pregare con l’arpa. La missione con le note di fratel Francesco: "Il mio aiuto nel silenzio"

di Lucia Agati

Può capitare, nel silenzio e nella penombra di quel gioiello romanico del 700 dopo Cristo che è la chiesa di San Bartolomeo in Pantano, di raccogliersi in preghiera e di sentire, all’improvviso, il suono di un’arpa. Difficile pensare a uno strumento più celestiale per un momento così. Le mani che scorrono su quelle corde, che le pizzicano con maestria sono quelle di fratel Francesco, il monaco con l’arpa. L’ha studiata con passione e intensità per otto anni, senza raggiungere le nove annualità del conservatorio di allora, perché un’altra passione ha fatto irruzione nella sua giovane vita. Quella per Dio. E la vocazione lo ha portato lontano dagli studi musicali e oggi, la sua arpa, tranne rare eccezioni, è soltanto uno strumento di preghiera che lui mette a disposizione dei fedeli. Fratel Francesco è arrivato un giorno da lontano.

E questo è il suo cuore aperto.

"A Pistoia sono arrivato nel luglio del 2015 da Bolzano, dove sono nato il 21 febbraio del 1983. Ero in seminario da due anni, dopo il liceo scientifico e dopo gli studi alla facoltà di teologia. Seppi da un’amica dell’esistenza della Missione Blues nella parrocchia di San Paolo. Era un’occasione per vedere Pistoia, dove ogni estate c’era una missione di evangelizzazione straordinaria di strada in occasione del festival. Sperimentai così una bellissima atmosfera in una parrocchia viva, con tanti giovani e tanto impegno. Ero attratto da questo tipo di fraternità. Quell’estate rimasi qualche giorno. Poi sono tornato a Bolzano per poi ritornare qui. E rimanere. A giugno ho fatto la professione solenne. Il mio desiderio è quello di diventare sacerdote, se il vescovo vorrà.

"San Bartolomeo oggi è un’oasi di preghiera nel cuore della città. C’è bisogno di silenzio, e preghiera, in mezzo ai rumori della città moderna. Abbiamo molti laici impegnati, nella settimana, nell’approfondimento del nostro carisma. Non è facile avvicinare i giovani. Ma c’è un bel gruppo che ci segue. È un’attività molto bella e le persone ne sono attratte.

"L’adorazione perpetua è ripresa, anche per volere del vescovo, dalle sette del mattino fino alla mezzanotte e per tre notti alla settimana.

"Natale è un momento per intensificare le preghiere, nel silenzio e nell’intimità con Dio. Questo è quello che offriamo per ricevere il dono della grazia, per stupirci ancora di questo mistero, quello di Dio che si fa uomo. Un’assurdità per chi non crede, lo so.

"Ho cominciato a studiare l’arpa quando avevo dieci anni. I miei genitori mi avevano incoraggiato molto a studiare musica. Erano entrambi insegnanti, una professione che hanno svolto con amore e passione. Mio padre, Alessandro, insegnava italiano e latino. È morto un anno fa. Mi dispiace che non possa vedere la conclusione del mio percorso di vita religiosa. Ci avrebbe tenuto moltissimo. "Mia madre Cecilia insegnava lettere alle medie. Lei ce l’ho ancora. Mio fratello Mattia insegna letteratura medioevale e filologia romanza a Bruxelles. Mia sorella Elisa, architetto, è fotografa. Da piccolo volevo fare l’attore di teatro. L’idea dell’arpa scaturì addirittura da un cartone animato. L’ho studiata dalla quarta elementare e poi in conservatorio, a Bolzano, per otto anni. Poi è arrivata la vocazione. Non avevo la pazienza, la forma mentale per studiare nove ore al giorno e raggiungere l’altissimo virtuosismo richiesto per conseguire il diploma.

"Per dire sì a Dio ho messo da parte lo studio della musica. Ma Dio sa restituire. E oggi ancora suono. Certo in un’orchestra l’arpa fa fatica a emergere. È adatta all’adorazione. E durante la liturgia non copre le preghiere. È un servizio che faccio per aiutare le persone a trovare nel silenzio interiore l’elevazione dell’anima.

"Insegnare mi piace molto, al liceo Niccolò Forteguerri insegno religione in alcune classi di tre indirizzi, compreso il Liceo Musicale. E’ sempre una sfida confrontarsi con i giovani, mettersi in contatto con loro, intercettare le loro domande e cercare, insieme a loro, risposte autentiche. Con i ragazzi e le ragazze si crea un rapporto di fiducia reciproca e con gli studenti del Musicale in particolare è stato bello poter condividere la mia passione per la musica.

"Così sono stato accolto dall’Orchestra d’Archi del Musicale Forteguerri diretta dal maestro Marco Corsini e dopo tanti tanti anni ho potuto esibirmi con loro, nella Cavalleria Rusticana, durante il concerto per la Festa della Repubblica, al Teatro Manzoni. E’ stato significativo ed emozionante".