
Pistoia Blues al rush finale. Domani c’è la magia di Biondi: "Con Dee Dee uno show unico"
È uno dei concerti più attesi dell’edizione 2024 del Pistoia Blues Festival. Lui, Mario Biondi, domani salirà sul palco di piazza del Duomo insieme a un’icona del jazz (ma non solo) come Dee Dee Bridgewater in uno spettacolo dal titolo ‘Crooning – The italian tour’.
Biondi, lei torna a Pistoia, sul ‘luogo del delitto’, dopo quattordici anni…
"Eh sì: ricordo bene il concerto del 2010 e la meraviglia di questa piazza. Del resto Pistoia è una città che conosco bene".
Come mai?
"Per anni ho frequentato questa la zona. In particolare Montecatini e il suo ‘Alex Bar’, dove ho suonato in moltissime occasioni. E non era raro ‘sconfinare’ nell’area pistoiese".
Sente la pressione?
"Sento sempre la pressione, ogni concerto che faccio. Chiaramente un palco come questo si porta dietro una storia che non può lasciarti indifferente".
Uno spettacolo, il suo, che vede la presenza di ben diciotto musicisti d’orchestra…
"Eh sì, questa volta ho voluto esagerare (ride, nda). Voglio regalare al pubblico un’esperienza senza tempo, in grado di far risuonare in piazza un suono pulito che arriva direttamente dagli strumenti: archi, fiati e sezione ritmica. Tutto senza amplificazione. Un mix di suoni e atmosfere che spero possa catturare il pubblico del Pistoia Blues".
Che repertorio porterà?
"Spazieremo dai brani dell’album ‘Crooning Undercover’ ai ‘pezzi forti’ della mia carriera. Ovviamente tutti arrangiati ad hoc proprio per questo spettacolo dal vivo".
A fianco a lei una straordinaria compagna del calibro di Dee Dee Bridgewater…
"L’adoro, semplicemente. Ho avuto la fortuna di conoscerla tanti anni fa e insieme nel 2015 abbiamo scritto il brano ‘All I want is you’ contenuto nel disco ‘Beyond’: lei si occupò della musica, io del testo. Se la ricorda al Festival di Sanremo, nell’edizione del 1990, con la cover di ‘Uomini soli’ dei Pooh? Quella fu davvero un’esperienza straordinaria. E da allora non ci siamo più persi di vista. È considerata una delle grandi voci femminili del jazz, ha vinto tre premi Grammy, ha collaborato con tutti i più noti artisti jazz al mondo. Come si fa a non essere entusiasti di condividere il palco con lei?".
La sua carriera è iniziata alla fine degli anni Ottanta. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. Com’è cambiato il modo di fare musica?
"Le risposte sono due".
Ovvero?
"Se guardo a me posso dirle che non è cambiato granché. Io vivo in una sorta di ‘bolla’ che mi affranca dalla musica pop, dalle sue mode e dalle sue manie. Di fatto faccio musica come venti o trent’anni fa. Certo con qualche ritrovato della tecnica in più. Ma di fatto le differenze sono contenute".
E il mondo pop?
"Lì è cambiato tutto. Ma tutto per davvero e gli artisti devono stare attenti a non rimanere prigionieri di quel mondo e, talvolta, di loro stessi".
Davide Costa