
Una strada allagata oto d’archivio)
PISTOIADa un versante all’altro del Montalbano, non a caso colpito da frane e smottamenti che ne stanno mettendo sempre più a repentaglio la propria stabilità: è questa la zona della nostra provincia che è maggiormente a rischio per le alluvioni flash, che in gergo tecnico si chiamano "flash flood". Nel mirino ci sono, innanzitutto, Serravalle Pistoiese, Larciano e Lamporecchio, ma anche le zone a sud di Pistoia e ampi territori che scorrono nel solco del torrente Pescia, sia in montagna che verso il padule tralasciando, per il momento, la cittadina dei fiori. Nello specifico, il fenomeno è quello della piena improvvisa, che non riguarda i grandi corsi d’acqua, ed è riferito a una inondazione che si sviluppa entro poche ore dall’inizio di una intensa precipitazione che si concentra in un territorio particolarmente ristretto.
A dirlo sono le ultime mappe aggiornate del "Piano di gestione rischio alluvioni" analizzato dall’Autorità di bacino che, di recente, ha stretto una sinergia con l’Università di Firenze per sviluppare nuovi modelli di questo piano per renderlo sempre più preciso e puntuale e, allo stesso tempo, capire in anticipo quello che potrebbe accadere di fronte ad eventi metereologici estremi. E le cartine, in questo caso, non mentono. Il Montalbano si è rivelato fragilissimo, con l’anteprima che era arrivata con l’alluvione del novembre 2023 quando il torrente Fermulla esondò proprio nel centro di Quarrata per colpa di forti precipitazioni scatenatesi in un ristretto territorio, nel giro di poche ore. Analizzando quello che potrebbe succedere nel capoluogo, la parte più a rischio è quella intorno al torrente Brusigliano, che parte dall’ex campo di Volo, passa intorno all’ospedale, attraversa Bonelle e poi si tuffa nell’Ombrone dalle parti di Canapale: viene indicato in 23 anni il tempo di ritorno delle precipitazioni, ovvero l’arco che intercorre fra un possibile forte fenomeno alluvionale e un altro rilevando una classe di propensione "Molto elevata". Inoltre, per la zona intorno a Pistoia, da tenere d’occhio il comportamento dell’Ombrone nella sua parte iniziale (da Piteccio fino a Gello): qui il tempo di ritardo, ovvero quello che viene contato dal momento dell’inizio delle intense precipitazioni all’arrivo dell’ondata di piena, è di poco superiore a un’ora e mezzo.
Per quanto riguarda Larciano e Lamporecchio, le zone più critiche sono quelle del fosso di Cecina e del fosso di Gerbomaggio.Infine, il focus sul pesciatino. Nella montagna a nord della città il torrente Pescia si porta con sé, secondo le ultime mappe aggiornate, un tempo di ritorno di 22 anni per le alluvioni ed uno di ritardo di ’appena’ 1,38 ore. Man mano che si scende verso valle, poi, le criticità ricompaiono verso il Padule, stavolta a Ponte Buggianese e sempre col torrente Pescia con un tempo di ritorno molto più breve (16 anni) ma uno di ritardo più elevato (2,21 ore). Parimenti, va tenuto monitorato anche il Fosso delle Pietre a Chiesina Uzzanese che, però, garantisce periodi di valutazione molto più lunghi, considerato che il ritardo è calcolato in più di cinque ore.
Saverio Melegari