REDAZIONE PISTOIA

"Mamma malata di Alzheimer Un anno per avere una risposta"

La denuncia di una famiglia di Serravalle che aveva richiesto il “Mese di sollievo“ garantito dall’Asl "Dovremo pagare la metà della retta nella struttura che supera i 3mila euro, oltre alle ferie della badante".

"Mamma malata di Alzheimer Un anno per avere una risposta"

Quasi un anno d’attesa e tanti solleciti alla Asl per avere una risposta sul "mese del sollievo". Si chiamano così le 4 settimane che vengono concesse ai familiari che si occupano di malati di Alzheimer in casa. Dovrebbe essere un mese di stacco dalle continue spese e dal continuo impegno a cui quelli che oggi vengono chiamati care giver ma che in realtà sono familiari che oltre al dolore di veder degenerare una persona cara, devono anche improvvisarsi infermieri, operatori sanitari, badanti, e persone di compagnia, devono sottostare affinché il malato non autosufficiente non venga lasciato solo o debba vivere in condizioni non dignitose.

Peccato che di "sollievo" ce ne sia poco anche nel mese concesso da Regione e servizi sociali, dal momento in cui la famiglia deve accollarsi comunque almeno la metà delle spese per il soggiorno nella struttura e in tutti i casi, anche di tasca propria la mensilità per la badante che, a quel punto, andrà in ferie. Se poi il malato ha due figli e entrambi lavorano la faccenda si complica perché secondo le regole del sistema due figli possono organizzarsi meglio per darsi turni anziché uno da solo. Peccato che i figli in questione per vivere devono lavorare e se hanno una famiglia, devono sottrarle tempo perché vengono comunque assorbiti dal prendersi cura del malato e non sufficientemente aiutati dalle istituzioni.

A sollevare il problema sono due sorelle, Barbara e Monica di Serravalle, che hanno una mamma che purtroppo si è ammalata di Alzheimer in giovane età e da molti anni le due sorelle devono lottare con burocrazia e tempi da organizzare per prendersi cura dei genitori.

"Nostro padre ha 76 anni – spiega Barbara – non possiamo accollare tutto sulle sue spalle. Abbiamo chiesto il mese del sollievo l’anno scorso ad agosto. Ci hanno risposto solo adesso dopo quasi un anno e dopo mie numerose sollecitazioni. Ma che sollievo è se dobbiamo comunque pagare la metà del costo della struttura, che è di 3200 euro, e dove dobbiamo spesso portare tutto noi anche il tagliaunghie e in più pagare pure la badante perché, anche se va in ferie perché mamma sarà in struttura, andrà comunque pagata. Per non parlare del fatto che il sussidio per la badante è assolutamente inadeguato per questi pazienti. Vero che la Regione mette a disposizione il servizio, ma pensare che per una persona non autosufficiente basti una badante due ore al giorno è folle. Non è una visione realistica delle necessità delle famiglie. Il fatto di essere due sorelle poi invece, ci penalizza anziché aiutarci perché ci espone ad servizi ancora inferiori. Ma entrambe lavoriamo, perché come tutti ne abbiamo bisogno, che si deve fare allora? Noi vorremmo lanciare un appello – concludono le sorelle – affinché le istituzioni prendano a cuore chi come noi, si prende cura dei propri malati senza pesare sulle strutture, e riveda in questo senso i servizi erogati ma soprattutto quelli non erogati e di cui ci sarebbe assolutamente bisogno".

Arianna Fisicaro