Maltrattata dopo le nozze. In Pakistan rischia la vita

A processo un’intera famiglia: i suoceri e il marito della giovane donna. Lei, in una struttura protetta, sta imparando la lingua e sogna un lavoro in Italia.

Maltrattata dopo le nozze. In Pakistan rischia la vita

Maltrattata dopo le nozze. In Pakistan rischia la vita

PISTOIA

In Italia era arrivata, dopo le nozze combinate nel suo paese il Pakistan. Qui avrebbe vissuto un incubo durato mesi, secondo il suo racconto, che in questi giorni avrebbe dovuto ripercorrere davanti ai giudici del tribunale. E qui, nel nostro Paese, potrebbe avvenire il suo riscatto, grazie a una struttura che oggi la ospita, dandole protezione, cura e un’istruzione in vista di un impiego che le darebbe la possibilità di una nuova vita. La vicenda è quella per la quale è finita a processo un’intera famiglia, di origine pakistana, il marito 23enne della giovane donna e i suoi genitori, padre e madre (48 e 49 anni), accusati in concorso con lui di maltrattamenti in famiglia (l’uomo deve rispondere anche di violenza sessuale). I fatti risalgono al 2021: la giovane sposa era poi riuscita a chiedere aiuto, un giorno aveva potuto riappropriarsi del suo cellulare e chiamare i carabinieri. La liberazione era seguita poco dopo: era il gennaio del 2022.

Ieri mattina, la giovane, che come detto vive in una residenza protetta lontano da Pistoia, avrebbe dovuto ripercorrere la storia di quella che lei stessa aveva descritto come una prigionia. L’udienza davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet, è stata rinviata per motivi tecnici ed aggiornata a maggio. Presenti in aula il marito di lei e i suoi genitori che sono difesi dall’avvocato Pamela Bonaiuti del foro di Prato.

La donna che si è costituita parte civile è difesa dall’avvocato Teresa Dei di Firenze, ieri sostituita dall’avvocato Ciampolini.

Impossibile immaginare per la giovane un rientro in Pakistan, dove la sua famiglia è minacciata di morte e dove anche lei rischierebbe la vita. Così, dopo le vessazioni che avrebbe subito all’interno di quella che sarebbe dovuta essere la sua nuova famiglia, la ragazza sta cercando di ricostruire la sua vita. "Sta imparando l’italiano – ci racconta il suo avvocato - e sta seguendo un corso di formazione per poi riuscire ad inserirsi nel mondo del lavoro". Protezione e una possibilità di autonomia finanziaria sono, ad oggi, le vere necessità di chi spesso non denuncia le vessazioni che subisce per paura di ritrovarsi senza casa e senza una possibilità concreta di sussistenza.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 9 maggio, data in cui la giovane potrà testimoniare, ma al riparo dagli sguardi della famiglia da cui è fuggita, grazie all’uso in aula di un paravento.

La famiglia sotto accusa, i suoceri e il marito della donna, si è sempre detta innocente e attende, invece, di poter raccontare la propria versione dei fatti.

M.V.