LAURA NATOLI
Cronaca

Morti sul lavoro, due anni senza Luana. Lo sfogo del fidanzato: "Tante lotte, ma niente cambia”

Alberto Orlandi ha ricordato su Instagram la giovane operaia schiacciata dall’orditoio a cui era addetta in un’azienda di Montemurlo. Da allora si batte per la sicurezza sul lavoro. "Non è cambiato nulla"

Prato, 5 maggio 2023 – «Due anni sono già passati. Due anni di imperfezioni, due anni nei quali ci sono stati alcuni cambiamenti, alcuni positivi, altri totalmente negativi. Due anni nei quali fai di tutto per far sì che possa cambiare qualcosa, durante i quali speri che ci possa essere una giustizia, invece niente".

Alberto Orlandi non ha dimenticato la "sua" Luana. E puntuale nel giorno del secondo anniversario dalla morte della sua fidanzata, Luana D’Orazio, operaia di 22 anni di Agliana, stritolata dall’orditoio a cui era addetta nella ditta "Orditura srl" di via Garigliano a Oste di Montemurlo, è tornato a farsi sentire.

E lo ha fatto con post su Instagram che accompagna una bella foto nella quale Alberto e Luana sono ritratti insieme in un momento felice. Lo sfogo di Orlandi lascia trasparire tutta l’amarezza per come sono andate le cose dopo la morte atroce della sua giovane fidanzata.

"Già perché in Italia ancora oggi, nel 2023, conviene più far morire una persona, che far chiudere un’azienda, e far scontare qualche anno di galera a personaggi che mettano a rischio la vita di altre persone, distruggendo famiglie intere", prosegue il suo sfogo su Instagram. In questi due anni di cose ne sono successe.

Le indagini della procura hanno accertato che il macchinario a cui Luana stava lavorando era privo delle protezioni di sicurezza. Se l’orditoio avesse avuto il cancello quando la macchina entrava nella fase veloce della lavorazione, Luana sarebbe ancora viva. La titolare dell’"Orditura", Luana Coppini, nell’ottobre scorso, ha patteggiato una condanna a due anni, il marito, Daniele Faggi, considerato amministratore di fatto della ditta della moglie, a un anno e mezzo. Per entrambi le contestazioni erano omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautela antinfortunistiche. Il processo al tecnico manutentore, Mario Cusimano, è ancora in corso.

«Il problema non sono le aziende, o i ’titolari’ di queste aziende, o il ’giudice’ che dà una sentenza inesistente – attacca ancora Orlandi –, il problema è il sistema sbagliato, un sistema che permette di poter fare queste cose senza prendere alcun provvedimento, continuando a far morire 2-3 persone al giorno sul posto di lavoro, spendendo parole inutili, se non seguite da fatti. La rabbia è tanta, il dispiacere ancora di più, la tua mancanza non è nemmeno misurabile, cerchiamo solo di imparare a conviverci, di poter vivere la vita anche per te, che non ti è stato permesso di viverla per qualche spicciolo in più".

Da quando Luana è morta Orlandi ha accompagnato la mamma di Luana, Emma Marrazzo, nella sua battaglia contro le morti sul lavoro e per la sicurezza. Battaglia che al momento appare persa di fronte ai numeri (oltre mille morti sul lavoro negli ultimi due anni).

"Non ci fermeremo mai – conclude il giovane su Instragram –, finché non cambierà veramente qualcosa, perché la tua morte, e quella di tutte le altre persone non sia vana".

Laura Natoli