L’orditoio gemello non aveva la fotocellula

Nuovo particolare dopo la perizia: non c’era il dispositivo di sicurezza sul macchinario simile a quello che ha ucciso Luana D’Orazio

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I periti torneranno entro il fine settimana o al massimo all’inizio della prossima nell’Orditura Luana a Oste di Montemurlo per eseguire le verifiche sull’orditoio che ha inghiottito e ucciso Luana D’Orazio, l’operaia pistoiese di 22 anni, morta il 3 maggio scorso.

E mentre l’ingegnere Carlo Gini, il perito nominato dalla procura, specializzato in automazione industriale, ha deciso di analizzare il manuale e le schede tecniche del macchinario e si è preso una decina di giorni, emerge un altro dettaglio dalle verifiche condotte la scorsa settimana sull’orditoio gemello a quello che ha ucciso l’operaia.

Sembra infatti che sul macchinario non ci fosse alcuna fotocellula di sicurezza, dispositivo che avrebbe bloccato la macchina nel caso in cui qualcuno si fosse avvicinato troppo con il rischio di essere agganciato. Un dettaglio e una conferma a ipotesi fatte nei giorni subito dopo la morte della ragazza e che va ad aggiungersi al fatto che la saracinesca di sicurezza dell’altro orditoio gemello di marca Karl Mayer, in cui ha trovato la morte la mamma 22enne, sarebbe stata trovata sollevata.

Dunque, il prossimo incontro fra i periti sarà fondamentale perché si concentrerà nell’analisi dell’orditoio a cui lavorava la giovane con il contratto da apprendista: un passaggio determinante nella ricostruzione della dinamica dell’incidente mortale. Un passaggio determinante per dare risposte alle domande poste dagli inquirenti sulla terribile tragedia che ha commosso tutta Italia.

Intanto la procura continua ad ascoltare i dipendenti dell’Orditura Luana. Il procuratore Giuseppe Nicolosi e il sostituto procuratore Vincenzo Nitti, a cui è affidato il caso, proseguono nell’ascoltare i colleghi della sfortunata giovane - una ventina in tutto - , madre di un bimbo di 5 anni e mezzo. Fra coloro che dovranno essere ascoltati dalla procura non ci sono al momento i due indagati.

La titolare dell’azienda dove lavorava l’operaia pistoiese, Luana Coppini, indagata per omicidio colposo e per rimozione e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche insieme al manutentore Mario Cusimano (difeso dall’avvocato Camerini), è ancora sconvolta, emotivamente provata e sotto choc per la morte della sua dipendente, come fanno sapere gli avvocati difensori Alberto Rocca e Barbara Mercuri. Anche la mamma di Luana ha sempre detto di essere rimasta in contatto con l’imprenditrice, distrutta per la tragedia avvenuta nella sua orditura a Oste.

Su richiesta anche degli avvocati, è stato quindi deciso che la donna sarà interrogata quando potrà rilasciare un interrogatorio proficuo per tutti, partendo non da ipotesi emerse nelle prime fasi dell’indagine, ma da dati oggettivi sui quali poter rispondere. Oggi, poi, Prato ricorda un’altra giovane vittima sul lavoro: Sabri Jaballah, schiacciato da una macchina apriballe il 2 febbraio scorso a Montale. Anche lui 22 anni: oggi ne avrebbe compiuti 23.

Sara Bessi