Il tempo passa il dolore no. Ma quel cuore di mamma così dilaniato è ancora capace di tutto: anche di trovare la forza di combattere per tutti, per gli altri, soprattutto per evitare ad altri di vivere simili atrocità. Sempre nel nome di quella figlia che non c’è più, stritolata, poco più che ventenne, da un orditoio in una fabbrica. È proprio ripensando a quell’immagine terribile che la madre di Luana D’Orazio – morta il 3 maggio 2021 in un’azienda tessile di Montemurlo – ha deciso di diventare testimonial di una proposta di legge di iniziativa popolare. Sul piatto c’è l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi o gravissime. "Io ci credo. L’ho trovata un’idea giusta ed estremamente necessaria – spiega Emma Marrazzo che tanto si è spesa in questi anni per promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro andando a parlare tra la gente del dramma che ha devastato la sua famiglia e quella dell’operaia 22enne già mamma di un bambino –. In Italia assistiamo a stragi senza fine. Non si può andare avanti così, è veramente troppo".
La campagna ovviamente è nazionale e partirà ufficialmente il 4 settembre, in Toscana da un luogo simbolo per l’economia dell’Italia intera: la Piaggio di Pontedera. Due i momenti significativi. Al mattino davanti ai cancelli della ’casa della Vespa’ il volantinaggio tra gli operai con i promotori della legge che spiegheranno l’importanza di introdurre questa misura. Nel pomeriggio invece l’allestimento di un banchetto per raccogliere le firme – 50mila – indispensabili per centrare l’obiettivo. Sarà proprio in quel momento che Emma, la mamma-coraggio, prenderà la parola per raccontare quanto sia importante impegnarsi per difendere i propri diritti e la propria salute "perché non si può morire di lavoro nel 2023", perché non è giusto che un genitore non possa riabbracciare il proprio figlio dopo un turno di lavoro. "Negli ultimi cinque anni in Italia oltre 4mila persone sono morte sul luogo di lavoro – commentano Cinzia Della Porta (Rete Iside onlus) e Pierpaolo Leonardi (esecutivo Usb) tra i promotori della campagna che corre anche on line sul sito leggeomicidiosullavoro.it –. A fronte di questi numeri impressionanti le pene comminate ai responsabili della mancata osservanza delle previsioni di legge in materia di prevenzione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori sono poche e spesso irrilevanti. Fermiamo la strage". Una lotta per la "giustizia" sposata anche da volti noti come quello di Zerocalcare.
elisa capobianco