L’ecatombe di Montale: "Qua un vero disastro. Ancora metri di fango. Pochi mezzi in azione"

La zona industriale è stata travolta dalla rottura dell’argine dell’Agna. Rabbia degli imprenditori: "Strade sempre chiuse. Così non ripartiamo".

L’ecatombe di Montale: "Qua un vero disastro. Ancora metri di fango. Pochi mezzi in azione"

L’ecatombe di Montale: "Qua un vero disastro. Ancora metri di fango. Pochi mezzi in azione"

Dopo un mese esatto dalla rottura dell’argine dell’Agna, la zona industriale di Montale è ancora bloccata dalle montagne di fango e di ghiaia che il fiume ha riversato nelle strade e nei capannoni in occasione dell’alluvione. Tutto è paralizzato: le strade interne alla zona sono inagibili, molte ditte irraggiungibili per auto e furgoni, alcuni magazzini hanno ancora i portoni murati da tonnellate di terra e pietrisco, non si passa per la strada principale della zona, la via Guido Rossa, che corre lungo l’argine, ma anche le vie traverse sono ostruite da cima a fondo da una catena montuosa di fango alta alcuni metri e rotta solo da pochi varchi creati per permettere il movimento dei muletti. "Le istituzioni non si sono ancora rese conto – denuncia un imprenditore della zona – della gravità della situazione a Montale: qui non c’è stato un semplice allagamento, qui siamo stati travolti da uno tsunami di fango che ancora non è stato rimosso. E chissà quando potremo liberare le strade".

Imprenditori e dipendenti ogni giorno, senza sosta, hanno spalato fango per pulire i capannoni al loro interno e per recuperare qualcosa, una percentuale minima che va dal 10 al 20 per cento, delle materie prime e dei macchinari rovinati. Ci sono dei capannoni che dentro sono puliti, ma che appena fuori dall’ingresso devono ancora fare i conti con una parete di fango. "Qui non si può far arrivare neanche un furgone – dice Silvano Verdiani della Sima –: impossibile pensare a ripartire, hanno chiuso l’argine ma poi non si sa quando ci toglieranno tutto il fango dalla strada". La rottura dell’argine, circa cento metri, è stata tamponata ma ancora ci sono infiltrazioni e l’acqua continua a fuoriuscire dal letto del torrente passando sotto l’argine ricostruito.

La rimozione del materiale che ha invaso la zona industriale è iniziata il 22 novembre scorso, perché c’è stato un ritardo dovuto al reperimento della discarica che alla fine è stata individuata a Calenzano. Da dieci giorni uno scavatore e un camion di una ditta incaricata dalla Regione sono al lavoro: 30 viaggi al giorno con un carico di di terra e pietre, ma ancora via Guido Rossa non è stata sgombrata e le strade traverse sono ancora piene come 30 giorni fa. "Ci voleva una mobilitazione di mezzi ben più robusta – attacca un altro imprenditore – un solo mezzo e un camion al lavoro è poco per quello che è successo qui". Intanto le aziende non hanno fatto più un euro di fatturato, molte hanno utilizzato la cassa integrazione.

Le aziende chiedono a gran voce che sia la Regione o il governo a farsi carico della cassa integrazione che invece grava su ditte messe in ginocchio da un disastro che ancora impedisce loro di riprendere l’attività. Intanto le 25 aziende riunite nel condominio della zona industriale di via Guido Rossa hanno iniziato a fare il conto dei danni delle infrastrutture condominiali. Soltanto per rifare l’impianto anticendio (vasche, pompe e tubazioni al servizio della rete di aziende) ci vorranno 600mila euro, poi ci sono i danni alle strade, che saranno calcolati quando si rimuoverà il fango, e alla rete delle fognature. Sono milioni di euro solo per i servizi in comune alle ditte.

Giacomo Bini