
La paternità del Battistero . Nuova ipotesi sul progetto: "È di Giovanni Pisano"
PISTOIA
Siamo forse a una svolta decisiva nell’annosa querelle riguardante l’attribuzione di paternità del progetto architettonico del battistero di Pistoia (XIV secolo), straordinario esempio di gotico toscano, uno dei tre gioielli cittadini insieme al pulpito di sant’Andrea e al fregio che adorna la facciata dell’antico spedale del Ceppo. Una paternità finora incerta dopo che sono state via via abbandonate le precedenti ipotesi: quella del Vasari che l’aveva attribuita ad Andrea Pisano, ma anche quella che fino al secolo scorso chiamava in causa il maestro artigiano Cellino di Nese. La nuova proposta di paternità punta invece su Giovanni Pisano, sì proprio lui, l’autore di quello che passa per essere il più bel Pulpito medievale italiano; quel Giovanni Pisano di cui finora erano note le ‘rivoluzionarie’ (Henry M. Seidel dixit) opere scultoree, ma che non risultava avesse mai ‘firmato’ un progetto architettonico.
È l’ipotesi formulata nel libro Giovanni Pisano e il battistero di Pistoia – Modello e genesi di un progetto (edifir edizioni, 2023, pp. 144, € 24) da uno studioso pistoiese, l’architetto Nicola Bottari Scarfantoni, attuale direttore del Bullettino storico della Società pistoiese di storia patria. Se verrà ritenuta valida e accettata dal mondo accademico e degli storici dell’arte e dell’architettura, bisognerà modificare guide, manuali e testi di storia dell’arte pistoiese.
Il libro verrà presentato giovedì 11 aprile nella biblioteca Forteguerriana di Pistoia (ore 17, sala Gatteschi) da Enrica Neri Lusanna, ordinario di storia dell’arte medievale nell’università di Perugia, e da Guido Tigler, associato di storia dell’arte medievale nell’università di Firenze.
"Il libro – spiega l’autore - è il risultato di una minuziosa ricerca che ha incrociato tutti i documenti reperibili su Giovanni Pisano e il padre Nicola nonché di una rilettura architettonica e urbanistica delle loro opere utilizzando il principale ‘documento’ storico in nostro possesso e finora stranamente trascurato ovvero l’edificio stesso che tutti gli indizi: stilistici, cronologici, materiali e formali rendono unico rispetto agli altri edifici sacri della città: la pianta (mai considerata in precedenza) con lati di 12 braccia pisane; la diversa alternanza della decorazione marmorea presente a Pisa e che Giovanni replica a Siena; la forma delle loggette del primo livello; il tipo di arco usato per il portale; l’uso dello stesso manto di copertura in piombo; il gruppo scultoreo posto sulla lunetta dell’ingresso principale; gli stretti legami con le cave e le maestranze senesi così ben note a Giovanni".
Il materiale storiografico sui due artisti è enorme ma centrato prevalentemente sulla produzione scultorea più che su quella architettonica. Nel tentativo di colmare almeno parzialmente questa lacuna l’autore ha ripercorso la genesi nella formazione di Giovanni e crede di avere individuato nelle esperienze giovanili sul battistero di Pisa il modello che resterà presente nella sua mente e al quale attingerà esportandone la sintassi decorativa sia a Siena per la facciata del duomo sia a Pistoia per il battistero".
C.S.