La notte in cui si chiusero le porte del Ceppo

E’ stato presentato "Un ospedale in cammino" il libro dell’Associazione ’9cento che ne consegna i ricordi e le immagini

La notte in cui si chiusero le porte del Ceppo

La notte in cui si chiusero le porte del Ceppo

Sono passati già dieci anni da quella notte, quel 20, alle 20, del luglio 2013 quando scattò l’ora "X", e il primo a partire con l’ambulanza fu un neonato nella culla termica, per un’impresa imponente e complicata: trasferire un intero ospedale in un altro, con tutto quello che c’è dentro, a partire dai ricoverati. Andò tutto bene, grazie alla capillare organizzazione preparatoria e poi all’enorme impegno e alla collaborazione del personale medico e infermieristico, e di tutti i volontari di Anpas, Croce Rossa, Misericordie. Un’impresa che oggi, a un decennio di distanza, è possibile ripercorrere nei racconti di alcuni protagonisti e alle oltre 140 fotografie che la documentano, nel volume "Un ospedale in cammino.

Dal Ceppo al San Jacopo" a cura di Andrea Nannini e Luca Bertinotti, edito dall’Associazione 9Cento. Il libro è stato presentato sabato 13 gennaio alle 16.30 nella sala dei ferri chirurgici dell’antico e suggestivo Museo dello Spedale del Ceppo in piazza Giovanni XXIII a Pistoia. E non è un caso che l’evento sia stato organizzato proprio al Ceppo, storico Spedale fondato nel 1277 nel cuore della città, che ha visto nascere, soffrire, guarire, morire, centinaia di migliaia di persone: l’obiettivo del volume è conservare la memoria dell’ultima sua fase come sede di reparti ospedalieri, e la sua chiusura, quando, per dirla con le parole di Nannini: "In un campo è nato un ospedale che ha sostituito un altro che era nel cuore della città. Un momento che ha fatto molto discutere e che comunque lascia una città diversa. Adesso, per una nuova logica urbanistica, è lontano dagli occhi, ma non necessariamente il San Jacopo è per tutti lontano dal cuore". Le immagini del libro fanno parte del corposo archivio dell’associazione 9Cento, nell’intento di un gruppo di lavoro di conservare e testimoniare anche con un racconto emozionale la realtà di quei giorni e la fase finale di un percorso. Gli interventi di 16 autori ne fanno da preziosa cornice a partire dal vescovo Fausto Tardelli e dall’esperto di museografia Claudio Rosati, che avevano tra l’altro fortemente creduto nella nascita del libro.

Ci sono i contributi di Anna Maria Celesti, Lorenzo Cipriani, Alessandro Suppressa, Piero Paolini, Lucia Cirillo, Giacomo Corsini, Daniele Mannelli, Stefano Cantini, Giorgio Taffini, Roberto Fratoni, Massimiliano Bonomini, Lucia Agati e Andrea Nannini e Luca Bertinotti che hanno curato l’edizione del libro con la compartecipazione del Comune e il contributo della Società della Salute, della Fondazione Caript e dei Comuni di San Marcello Piteglio e Cutigliano Abetone.

"Ricordo quell’enorme camerone dove erano ricoverate insieme le puerpere e le donne che avevano perso il bambino – ha raccontato Anna Maria Celesti alla presentazione – una cosa impensabile adesso, ma che allora faceva condividere tra le donne momenti di conforto e solidarietà".

Daniela Gori