PISTOIA
"Le intimidazioni non ci fanno paura e non ci fermeranno": parole dei responsabili della segreteria provinciale di Rifondazione comunista di Pistoia. Tanti, troppi gli episodi spiacevoli verificatisi nel corso degli ultimi mesi, dalle provocazioni alle intimidazioni: ora si è passati addirittura alle minacce, con una cartolina fatta recapitare da Chiavari, in Liguria, con su scritto "siete arrivati al capolinea: ultima fermata manganello".
Allora, i responsabili della segreteria del partito hanno pensato di replicare con una bella telefonata alla Digos – destinata a trasformarsi in formale denuncia –, ma anche con un comunicato stampa. Basta sopportare in silenzio, si devono esser detti, portiamo a conoscenza di tutti la vicenda. "Evidentemente qualche beota – scrivono – sta cercando di fomentare il clima sempre più cupo anche a Pistoia e prova ad alzare il livello di provocazione e intimidazione. Dopo alcuni episodi avvenuti nei mesi scorsi che, abituati al clima tranquillo pistoiese, abbiamo valutato come "ragazzate" e al massimo come goliardate, il provocatore di turno ha deciso che dal livello verbale si doveva fare un piccolo passo e passare alla banale minaccia del manganello ma tramite cartolina recapitata alla nostra Federazione. Altro episodio che di per sé può provocare un sorriso ma che, se messo insieme ad alcuni precedenti, comincia a segnalare un clima inquietante. Ovviamente, la Segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista S.E. di Pistoia ha provveduto a presentare una denuncia querela contro ignoti affinché le forze dell’ordine tengano conto di questi che, per ora, sono piccoli episodi ma che aiutano a far crescere un clima di intolleranza che non accettiamo. Ma segnaliamo anche che non ci faremo certamente intimidire né da questi né da altri "avvertimenti": continueremo come sempre la nostra attività politica, nelle piazze, nelle strade e in ogni luogo dove si lotta per la democrazia e contro il fascismo. E lo faremo, come sempre, a viso aperto. Questo è un paese che ha la memoria corta, ma noi no".
Gianluca Barni