GIACOMO BINI
Cronaca

Montale, cinque anni fa il maxi incendio: "Bosco ancora devastato"

Il fuoco distrusse 370 ettari nella valle dell’Agna, adesso solo vegetazione. Sauro Capocchi: "Ci vorrà almeno un decennio per rivedere querce e castagni"

Sauro Capocchi, già presidente degli Amici della caccia e dell’ambiente di Montale

Montale, 27 luglio 2022 - Dopo cinque anni dall’incendio del 2017, i boschi di Montale, divorati per 370 ettari dalle fiamme, sono ancora devastati. Il bosco non c’è più e al suo posto è cresciuta una distesa impenetrabile di sottobosco, un groviglio di vegetazione spontanea che soffoca i ributti delle querce e dei castagni. "E’ uno spettacolo deprimente, che mette tanta tristezza" dice Sauro Capocchi, ex presidente degli Amici della caccia e dell’ambiente di Montale, un montalese che frequenta da anni questo territorio e ci guida, a bordo di un fuoristrada, nelle zone colpite dall’incendio di cinque anni fa, nella valle dell’Agna, sopra la villa di Colle Alberto.

"Nelle zone bruciate sono rinati pruni e un misto di piante di sottobosco, là in mezzo sono nati anche i castagni e le querce, ma non sono ancora più alti del sottobosco e non riescono a venir fuori ancora dalla macchia. Perché queste piante possano emergere dal sottobosco devono iniziare ad avere una certa struttura che per ora, dopo cinque anni, non hanno.

"Ci vorranno ancora almeno altri dieci anni perché i castagni e le querce inizino a diventare importanti e il sottobosco tenda a ripulirsi. Intendiamoci, dieci anni non per un ritorno del bosco alla situazione di prima, ma perché si possa parlare almeno di un inizio di una rinascita".

Tra gli arbusti che si sono impadroniti delle aree investite dall’incendio dominano le ginestre, che a perdita d’occhio formano una coltre uniforme, che copre ogni centimetro di terreno. Dallo spesso strato di vegetazione si ergono qua e là solo scheletri di alberi bruciati, neri e spogli. "Una parte dei pini erano rimasti in piedi dopo l’incendio – spiega Sauro – ma erano moribondi, poi con le piogge nel primo o nel secondo inverno, si sono impregnati di acqua e sono caduti a terra. Alcuni sono ancora in piedi". La macchia di arbusti è impenetrabile. Si riconoscono a fatica i ributti delle querce e dei castagni, confusi con il resto della vegetazione.

"Sono restati accessibili solo i sentieri principali – spiega Capocchi – quelli grandi, ma tutti i passaggi interni al bosco, tutti i sentieri minori non ci sono più perché il sottobosco è inaccessibile. Non si entra da nessuna parte, inoltrarsi lasciando le strade principali è impossibile".

Si cammina tra due pareti di ginestre ad altezza d’uomo. "Prima mi veniva la voglia anche la mattina di andare a fare un giretto – dice Sauro – per osservare il bosco e per vedere qualche animale, ma ora proprio non mi viene alcuna ispirazione perché non si vede niente, è una macchia continua, sempre uguale, dove non si passa". Le conseguenze ci sono state anche per la fauna, specialmente per gli uccelli. "Con tutta questa zona bruciata – dice Capocchi – agli uccelli è certamente venuto a mancare il nutrimento. Gli altri animali si sono spostati. Come i cervi che sono stati più esposti alla predazione da parte dei lupi". Dalla collina si gode una vista splendida sulla vallata, ma il bosco non c’è più.

"La natura richiede molto tempo – chiosa amaramente Sauro Capocchi – per rimediare a un danno così grande".