
"Il ritorno" di Vichi, con lo sguardo al passato
Non un giallo né un poliziesco, ‘solo’ un libro senza contrassegno - "perché le etichette sono sempre troppo strette" -, una trama diversa, che esce da ciò che siamo abituati a riconoscere come frutto delle abilità di scrittura e fantasia di Marco Vichi. La storia de "Il ritorno" (Guanda, 2024) è quella di una donna nata bambino, Mario poi Maria, le cui tormentate vicende personali finiscono per intrecciarsi con quelle tracciate da un altro tipo di inferno in terra: la guerra dei Balcani. Un Vichi diverso stavolta anche nella scrittura, che si racconterà al pubblico pistoiese domani alle 18 alla libreria Lo Spazio. Dialogano con l’autore Silvia Cocchini e Simona Priami.
Com’è nato "Il ritorno" e quanto c’è dell’attualità presente?
"Le storie ti vengono a cercare… Forse si tratta di una tensione che si accumula e che oltre un certo limite sfocia in un romanzo. Purtroppo la guerra è sempre più presente intorno a noi, siamo ancora in balia dei capricci di singoli individui, come nei secoli passati, ai tempi di imperatori, re, principi e papi. E purtroppo il pregiudizio nei confronti dei ‘diversi’ non è troppo cambiato, se non teoricamente e verbalmente. Le personalità deboli vorrebbero il mondo a propria immagine e somiglianza, per vivere in un acquario sicuro, e il diverso scatena in loro una paura inconsapevole che può tradursi in odio e anche in violenza. Non dico nulla di nuovo, ma purtroppo in certe faccende l’uomo non si rinnova".
Il passato è una dimensione spesso presente nei suoi libri. Che rapporto ha con il suo, di passati?
"Più passa il tempo, più il passato diventa importante. Si comincia a camminare come i gamberi, rivolti all’indietro. Gettando lo sguardo sempre più lontano. Scrivere romanzi serve anche a modificare il passato, offrendo alla memoria nuove storie… vissute in un’altra dimensione, ma altrettanto vere".
Sforna libri a ritmi impressionanti: le è mai capitato di provare la "paura di non aver più nulla da raccontare"?
"Per adesso no. Le storie vengono a chiamarmi. Può capitare un giorno in cui non riesco a battere sui tasti del computer, ma dentro non smetto mai di scrivere. Le rotelle narrative girano sempre".
È lecito aspettarsi un nuovo capitolo del Commissario Bordelli quest’anno?
"Il commissario mi sta raccontando una nuova storia proprio in queste settimane".
È stato tra i proposti al Premio Strega. Quanto ne è rimasto lusingato e quanto ambisce a traguardi simili?
"Sono già uscito dallo Strega, non sono nemmeno entrato nei dodici… Non mi aspettavo nulla, è una cosa tutta romana e io sono fiorentino".
A proposito di Firenze, quest’anno al rinnovo amministrativo: cosa augura alla sua città?
"Un futuro sempre più moderno, internazionale, cosmopolita. Senza rinunciare al suo grande passato".
linda meoni