Nella serata di lunedì, all’interno dei Teatro comunale si è tenuto un incontro, voluto dall’Amministrazione comunale di Lamporecchio con i cittadini, sul tema del trasferimento a Lamporecchio di richiedenti asilo, provenienti dal Cas di Montecatini. Ancora non esite nessuno atto formale che indica questo trasferimento e non è noto il numero dei profughi che verranno. Da alcune persone in teatro è emersa la notizia, quasi sicura, che il fabbricato, che dovrebbe ospitare i profughi, è di proprietà privata si trova in via Firenze, nella cosiddetta zona Tesi. Sul numero di ospiti che potrebbero abitare in questo nuovo Cas sarà importante capire le norme comunali di abitabilità che indicano la capienza massima possibile.
L’incontro è iniziato con le parole della sindaca Anna Trassi: "durante la campagna elettorale avevo promesso di informare i cittadini delle attività del Comune con tutti i mezzi possibili a disposizione. Giornali, social, anche se prediligo gli incontri pubblici in presenza come quello di stasera. Ad oggi - dice Anna Trassi - al Comune non è arrivato nessuno atto formale che indica il luogo ed il numero dei richiedenti asilo. La Prefettura ci ha inviato un documento, dove ci informa che è allo studio la possibilità di avviare un progetto di accoglienza per persone richiedenti la protezione internazionale presso un immobile in nel territorio di Lamporecchio. L’Amministrazione comunale non è contraria al loro arrivo. Ma dovranno essere ospitati nel pieno rispetto di tutte le norme vigenti e sanitarie. Non devono essere trattati come dei numeri, ma vanno aiutati e tutelati, così come deve essere garantita la sicurezza e l’ordine pubblico. A Lamporecchio, località San Baronto, - dice Anna Trassi- abbiamo già un’esperienza simile, gestita da una cooperativa. È importante anche il ruolo della Comunità Solidale Lamporecchio, che aiuta con diverse iniziative questi ragazzi ad avviare un percorso di accoglienza e integrazione".
A tale proposito è intervenuta la presidente di questa associazione Mara Fadanelli, la quale ha sottolineato che la loro attività mira ad aiutare tutte le persone che sono in difficoltà, ai margini, a prescindere dalla loro nazionalità o religione. I cittadini presenti in sala, che hanno ascoltato con interesse anche le parole dei tecnici, hanno ribadito le loro preoccupazioni, derivanti da una presenza massiccia di profughi, che impatterebbero in un luogo tranquillo, composto da tante famiglie. Non sono contrari all’accoglienza, ma se proprio necessario, chiedono che il numero dei richiedenti asilo non sia molto alto, che non superi almeno dieci unità.
Massimo Mancini