
Chiusi ma non fermi: è all’insegna di questo motto che il piccolo e suggestivo Museo del carbonaio con sede a Baggio ha scelto, letteralmente, di far sentire la propria voce e la propria presenza in questo periodo caratterizzato da distanze e porte chiuse. Benvenuti dunque a Baggio, "paese in salita, ai margini del bosco, paese di nonni carbonai", di cui un assaggio è possibile proprio grazie all’iniziativa “Piccoli musei narranti” promossa dall’Associazione nazionale piccoli musei che la pro loco del posto ha scelto di organizzare in un ciclo di letture, dieci in tutto, da ascoltare sulla pagina Facebook (Pro loco Baggio museo carbonaio) e poi rilanciati dalla pagina dell’Associazione nazionale. Preziosa sorgente da cui attingere per divulgare tradizioni e aneddoti grazie alla disponibilità della famiglia dell’autore è il libro “Lavori affettivi” scritto da Alberto Nesi, nativo di Baggio, grande ricercatore di antiche tradizioni e primo promotore della nascita di questo presidio di cultura locale (oggi diretto da Francesca Tondini), sempre vicino al suo paese e autore di una ricca produzione che racconta in tutti i suoi aspetti la vita che fu in questo piccolo borgo alle porte della città. Dieci appuntamenti in tutto, dicevamo, inaugurati già a fine novembre (da riascoltare per intero sulla pagina Facebook) e previsti ogni sabato fino al 30 gennaio. Il via al ciclo è arrivato proprio con la lettura del capitolo “Il carbonaio”, "incontrato lungo la strada interpoderale che partendo dalla Riola porta alla Foresta dell’Acquerino – legge la voce narrante – nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano. Alto, magro, col berretto calato sulla fronte per ripararsi dalla tramontana che spira gelida dalle collacchie vicine. Uno degli ultimi carbonai ancora in attività".
Ma oltre a quel mestiere che dà il nome a questo piccolo gioiello di museo, gli appuntamenti visivi e sonori saranno poi anche con altre figure simboliche che animavano il paese: la balia, il calzolaio (il protagonista di oggi, ndr), il mugnaio, i roncigliatori, il vecchio cacciatore, il vetturino, i tenditori, “il lavoro è cavavoglie” e “profumo di polenda”. Narrate in ordine sparso, il libro contiene naturalmente anche altre storie come quella del barrocciaio, del contadino, del madonnaro, del magnano, del maniscalco, del merciaio, dello spazzacamino, dell’operaio delle conce, del trapelante e del nido del merlo. Inaugurato nel 2001 proprio da un’idea di Nesi, il museo espone oggetti, costumi e attrezzi donati dalla popolazione locale e legati alle tradizioni della gente della montagna mentre all’esterno riproduce una carbonaia realizzata alla maniera di quei tempi e una capanna che mostra dove alloggiavano i carbonai quando si spostavano per lavorare.
Qui a Baggio sono in molti ad aver vissuto di questo mestiere, tra quelli che certamente più hanno sfamato le famiglie del posto almeno fino agli anni Sessanta. Un lavoro duro e assai difficile, meritevole d’essere qui raccontato proprio per il profondo legame con il territorio. I contributi offerti dal museo del carbonaio nell’ambito dell’iniziativa “Piccoli musei narranti” sono realizzati in forma di video, grazie ai quali è possibile non solo ascoltare le “novelle” del Nesi, ma anche esplorare a distanza questo posto custode di antiche tradizioni.
linda meoni