
Una corsia di ospedale (Foto di repertorio)
Pistoia, 28 maggio 2025 - Diciassette anni e un sogno che fa riferimento a qualcosa che per un diciassettenne qualunque e in salute è scontato, un’ovvietà: camminare. Per Giovanni, ossa fragili come vetro, invece no. Giovanni la strada in salita la percorre dalla nascita e porta il nome di pseudoartrosi della tibia, una patologia rara a causa della quale la sua tibia destra è soggetta a fratture ricorrenti, con grosse difficoltà di guarigione completa, che in alcuni casi può portare all’amputazione dell’arto. Una vita di continue prudenze e negazioni e se già questo da solo non fosse bastato c’è pure il dolore, quello col quale convive quotidianamente che più di una volta gli ha reso impossibile anche solo andare a scuola.

“Era nato da poco – ci racconta la mamma Angelina –, consultammo i migliori medici. Due le possibilità: intervenire subito provocando una frattura al bambino da ricomporre poi chirurgicamente oppure aspettare che Giovanni fosse più grande. Chi da genitore si sia trovato di fronte a un bivio riguardante la salute dei figli capirà: mille dubbi e paure e alla fine optammo per la seconda strada. Siamo andati avanti pur nelle difficoltà e siamo arrivati a quando Giovanni ha 16 anni. Per la prima volta la tibia si spezza, gli viene applicato un fissatore: otto perni in una gamba e due nel tallone. Per mesi alterna il fissatore all’applicazione del gesso, il dolore non lo abbandona mai. Nonostante tutte le accortezze del caso la gamba poco dopo si rompe ancora. Consultiamo ancora il medico, ci prospetta una soluzione invasiva senza garanzie di risoluzione. Tanti ‘forse’ che ci demoralizzano profondamente”.
In famiglia non si danno pace, le chiamate ai migliori medici non si interrompono mai ma i verdetti si assomigliano tutti. Poi in quel lungo cercare spunta il nome di un altro dottore. Lo chiamano “il mago delle ossa”, il dottor Paley, esperto di allungamento di arti. Opera negli Stati Uniti e da qualche tempo anche negli Emirati Arabi Uniti. Mamma Angelina contatta anche lui. E una notte arriva una notifica in posta elettronica: “Si può fare”. E lo si può fare anche rapidamente. Dopo anni di buio ecco la prima luce. C’è però uno scoglio non banale: l’intervento costa tanti soldi. E trovarli in fretta non è uno scherzo. Ma di fronte alla possibilità di una rinascita nessun ostacolo è insormontabile. Parte una raccolta fondi su GoFundMe (nome “Aiutiamo Giovanni Sica”), obiettivo 87mila euro. Al 25 maggio sono stati già raccolti quasi 20mila euro per 500 donazioni circa.
“Gente che non conosciamo ci sta sostenendo in ogni modo, questo per noi è incredibile, è il segno di una vicinanza che non pensavamo mai potesse esserci dimostrata. Sono grata a tutti, alla scuola di Giovanni, l’Istituto Suore Mantellate di Pistoia e la preside Rita Pieri con tutti gli studenti e studentesse che ci sono stati vicini in questi anni tendendo la mano, portando solidarietà. Il percorso per Giovanni è stato durissimo soprattutto psicologicamente, ma da quando abbiamo avuto l’appuntamento dal dottor Paley l’ho visto finalmente tornare a sorridere. Il 28 maggio partiamo per gli Emirati, il 29 maggio ci sarà l’intervento”. “A dicembre compirò 18 anni, vorrei una festa – è il desiderio di Giovanni -. Per la prima volta guardo a un obiettivo con la possibilità di portarlo a termine sulle mie gambe. Non sarà semplice, servirà tanta riabilitazione, ma finalmente c’è luce in fondo al tunnel”.