Morto con l'aliante, "Giacomo era un talento fuori dal comune"

Il ricordo di Mimmo Buoncristiani, primo istruttore dell’atleta morto in aliante: "Un outsider: a 17 anni aveva già imparato tutto"

Mimmo Buoncristiani e Giacomo Di Napoli nel 2019, all’aviosuperficie "Il Pinguino"

Mimmo Buoncristiani e Giacomo Di Napoli nel 2019, all’aviosuperficie "Il Pinguino"

Pistoia, 14 luglio 2022 - "Qui noi gli si voleva tutti bene. Era un po’ il nostro pupillo, il nostro favorito. Pensare di non rivederlo più, come si fa?". Non è facile per Mimmo Antonio Buoncristiani, istruttore di volo e responsabile dell’aviosuperficie "Il Pinguino" di Santonuovo, parlare di Giacomo Di Napoli.

Nell’ufficio della sede dell’associazione, alle pareti tante foto di bei momenti passati tra gli aerei nella pista di atterraggio. In molte si riconosce il giovane, con il suo sorriso inconfondibile e scanzonato, accanto a Mimmo e agli altri soci. "Che posso dire di lui? che amava la competizione sana, gli piaceva misurarsi con le forze e il fisico che gli aveva dato madre natura. Che era scherzoso ma sapeva quando bisognava essere seri, che era maturo per la sua età, ma era pur sempre un ragazzo, soprattutto posso dire che gli piaceva vivere". I ricordi rotti dalla commozione affiorano, nel ripensare al "suo" Giak, il ragazzo che si era visto crescere sotto gli occhi. Da quando gli aveva insegnato a pilotare l’aereo, lui ormai uomo maturo con tanta esperienza alle spalle nella scuola di volo, e Giacomo 16enne curioso che iniziava ad affacciarsi a questa pratica, tra i due era nato un rapporto tutto speciale.

"Quando venne qui per la prima volta, aveva già iniziato con l’aliante a Lucca. Mi disse che voleva prendere anche l’attestato di volo di aeroplano e di elicottero entro i 17 anni. Non appena facemmo le prime lezioni mi resi subito conto di trovarmi davanti un ragazzo fuori dal comune, veramente dotato, un outsider - ricorda Mimmo – era un piacere insegnare a un ragazzo come lui". Dopo i brevetti per aereo e elicottero, Mimmo lo accompagnò a Viareggio, per prendere l’attestato per il trasporto passeggeri. Da allora nacque un rapporto d’amicizia indissolubile.

Giacomo si era affezionato al maestro che considerava un po’ come il suo mentore: "Adesso anche se ormai era diventato un giovanottone, quando arrivava qui a volte mi dava due buffetti sulle guance, mi abbracciava ridendo, mi diceva: vieni qui che ci si fa un selfie insieme! Si stava allenando in Umbria per prepararsi al mondiale di Parigi di volo acrobatico con l’aliante, ma mi teneva al corrente con i messaggi, e poi scherzando mi scriveva "Ti voglio bene" con tutti i cuori… era fatto così". Con gli occhi lucidi Mimmo ricerca sul suo telefono le foto insieme a Giak, si sofferma a guardare un selfie dove loro ridono, Giacomo sempre con le due dita a V in segno di vittoria e la lingua che spunta tra le labbra come usa fare ai giovani influencer sui social.

"Si stava facendo strada, era una promessa dello sport. Instancabile, si allenava in piscina, faceva corsa, andava in bicicletta – spiega Mimmo - perché nel fare queste acrobazie con l’aliante, nell’andare a testa in giù e poi tornare in posizione velocemente, il fisico è sottoposto a tante sollecitazioni, serve un grande autocontrollo anche del respiro, della postura e della muscolatura, soprattutto degli addominali. A volte mi confidava di aver conosciuto qualche ragazza che gli interessava, mi chiedeva consiglio. Ma poi come accade spesso per chi fa agonismo, finiva per dedicare tutto il suo tempo allo sport rimandando le faccende di cuore al futuro… – sorride tristemente Mimmo - Il mio pensiero ora va alla mamma e al babbo, questa è una tragedia enorme".