REDAZIONE PISTOIA

Fondazione Maic dalla parte dei più deboli Bardelli: "Ora giù le mani dai nostri ’nonni’"

La morte di Leonetto, poi la notizia del trasferimento di altri 17 ospiti. Vertice Sds: "Troveremo una soluzione per farli restare"

di Elisa Capobianco

Leonetto non ce l’ha fatta. È morto lunedì, in una giornata scaldata a tratti dal sole timido ma schietto di gennaio. Leonetto era il "nonno" della Fondazione Maic e il suo sorriso grande, chi l’ha conosciuto lo giura, non verrà dimenticato. Leonetto è morto lontano dalla struttura che lo ha ’cresciuto’ nel rispetto sacrosanto della sua disabilità con tanti amici altrettanto fragili. "La sua è una morte ’annunciata’ – commenta il presidente Luigi Bardelli ricordando il momento tragico del suo trasferimento –. Dopo una vita passata alla Maic, l’Asl anni fa decise di metterlo in un’altra struttura per vecchi, perché aveva più di 65 anni e da noi, dissero, non poteva più stare! Cercammo di spiegare a tutti che questo spostamento, in una struttura diversa dove non conosceva nessuno, per lui sarebbe stato un trauma. Tutto inutile. Cambiarono i dirigenti dell’Asl, con loro inventammo una struttura simile a quella scelta per Leonetto secondo i dettami regionali, un impegno importante pur di farlo rimanere con noi, con il solito personale, con i soliti amici, nel suo ambiente, e a un costo di retta inferiore nonostante i servizi. Tutto inutile, il nostro progetto cadde nel vuoto".

Il tempo è volato. Ma proprio ieri a poche ore dalla sua morte per un beffardo gioco del destino, la storia di Leonetto sembra doversi ripetere per altri come lui. Per altri "nonni" ospiti della Maic da una vita intera e che dalla Maic la burocrazia vorrebbe allontanare. Così almeno fino all’intervento della Società della salute pistoiese che ha raccolto l’appello accorato del presidente Bardelli deciso a riaprire il dibattito sul delicato tema della presa in carico dei disabili.

"Proprio dopo la morte di Leonetto la notizia che altri diciassette nostri ospiti sarebbero stati allontanati dalla Maic – spiega Bardelli a La Nazione –: dieci perché over 65, gli altri per non meglio specificate patologie da trattare in Rsa. Diciassette persone fragilissime che da anni, alcuni davvero da una vita, vengono accudite con amore dai nostri professionisti che le seguono nella difficile riabilitazione". Immediata la reazione indignata delle tante famiglie che da tempo trovano nella struttura della Fondazione un appiglio per gestire la loro difficile quotidianità. Quindi la protesta all’Asl e alla Regione Toscana rispolverando la proposta di creare alla Maic uno spazio ad hoc dove anche i più anziani pazienti possano continuare a trascorrere gli ultimi momenti in serenità. Uno spazio inedito, ribattezzato Gruppo vivere, già ricavato nella parte nuova. "Noi siamo pronti a inaugurarlo per risparmiare a questi diciassette la sofferenza per un trasferimento – commenta Bardelli –. Dalle istituzioni abbiamo ricevuto un primo via libera, ci hanno rassicurato che i nostri ’nonni’ potranno rimanere con noi fino in fondo. Ora vogliamo garanzie anche per gli altri sette. In caso contrario saremo pronti a scendere in piazza e protestare in difesa dei più deboli che non hanno voce". Stavolta il caso Maic non è caduto nel vuoto, nessuno dovrà rivivere il dramma di Leonetto. "La Società della Salute pistoiese – ci ha risposto ieri sera la presidente Anna Maria Celesti – si prenderà sicuramente carico di questa situazione e si impegnerà a trovare la giusta soluzione per far sì che queste persone possano continuare il percorso iniziato ormai da tanto tempo alla Maic".