
Padre Bernardo ne ha ricordato "la fantasia, la creatività e il coraggio, . Una vita indisponibile al calcolo e alla sola logica dell’efficientismo" .
"Buon volo, Fabio". Con questo saluto padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, ha interpretato il pensiero delle tantissime persone presenti ieri mattina alla villa di Celle per il rito funebre di Fabio Gori, secondogenito di Giuliano Gori, imprenditore e collezionista innamorato dell’arte che è deceduto all’età di 70 anni, dopo una lunga malattia, nella serata di sabato scorso. La celebrazione si è svolta nella cappella gentilizia della villa di Celle, presieduta da padre Bernardo Gianni e concelebrata dal parroco di Santomato don Paolo Tofani.
La grande folla degli amici, dei rappresentanti del mondo dell’arte e della cultura, degli esponenti delle istituzioni tra i quali il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, si è disposta all’esterno della piccola cappella, anche sui declivi erbosi circostanti. All’interno, accanto alla bara di legno, era raccolta tutta la famiglia Gori, la moglie di Fabio Virginia, i figli Tommaso e Simone, il fratello Paolo, le sorelle Patrizia e Stefania, i numerosi nipoti. Inevitabile voltarsi verso il tetto di fronte sul quale campeggia la panchina "per quelli che volano" realizzata da Luigi Mainolfi dopo la morte di Pina, moglie di Giuliano. "Siamo certi che è con loro, col babbo e con la mamma" ci ha detto la sorella Patrizia prima della cerimonia.
Durante la Santa Messa le parole di padre Bernardo, dense di spiritualità e di amicizia per la famiglia, hanno avuto come motivo centrale e simbolico gli occhi di Fabio, "occhi di cielo, con la loro scintillante luce azzurra". Anche nella lettura dal libro di Giobbe, scelta dall’abate, emerge l’immagine dell’incontro con Dio, privati del corpo eppure con gli occhi che contemplano il Padre.
Di Fabio Gori padre Bernardo ha ricordato "la fantasia, la creatività e il coraggio, una vita indisponibile al calcolo e alla sola logica dell’efficientismo". "Fabio ha voluto rimanere fanciullo nel senso migliore del termine – ha aggiunto l’abate – e quel suo cielo infantile era racchiuso nell’azzurro dei suoi occhi". Padre Bernardo ha definito Celle, la creazione di Giuliano proseguita con tanta passione dai suoi figli, "un piccolo mappamondo di luce, un microcosmo di esperienze fantasiose, un porticciolo di amore".
Durante la celebrazione, al momento dello scambio dei segni di pace, c’è stato un lunghissimo abbraccio tra padre Gianni e la moglie di Fabio Virginia, che si è sciolta in lacrime. In conclusione, prima dell’incenso, l’abate ha letto due poesie di Margherita Guidacci in cui è tornato il tema del volo in un incipit che dice "amore è questo senso d’ali". Don Paolo Tofani ha espresso le condoglianza della comunità santomatese e ha ringraziato la famiglia di Fabio per come ha affrontato i momenti difficili della malattia e del trapasso. "Non siamo noi a confortare – ha detto – ma a ringraziare per aver ricevuto conforto". Il figlio Tommaso ha scritto una commovente riflessione in cui, anche a nome del fratello Simone, ringrazia i genitori Fabio e Virginia "per averci insegnato a vivere" e ricorda come Fabio invitasse sempre anche i più piccoli della famiglia ad abituarsi a "guardare il cielo". I nipoti hanno voluto ringraziare lo zio "della fortuna di aver potuto giocare con te". Dopo un applauso che non sembrava finire mai, in tanti si sono fermati per salutare personalmente i familiari. Alla fine, sotto il sole splendente di mezzogiorno, la bara è stata trasferita dalla cappella al carro funebre per l’ultimo viaggio.