REDAZIONE PISTOIA

Esplosione al deposito Eni di Calenzano: paura tra gli studenti dell'istituto Martini

L'esplosione ha scosso gli studenti del Martini di Montecatini, molti dei quali residenti nell'area di Calenzano.

Una densa nube di fumo si è alzata e ha invaso tutta la zona

Una densa nube di fumo si è alzata e ha invaso tutta la zona

Paura e terrore ieri mattina con l’esplosione del deposito Eni di Calenzano anche per tanti alunni dell’istituto alberghiero Martini di Montecatini. Che, come noto, raccoglie un bacino di studenti e studentesse extraprovinciale e, in particolare, conta un numero notevole di iscritti provenienti dall’area di Calenzano e Campi Bisenzio. Proprio ieri mattina era stata convocata l’assemblea di istituto in modalità Meet, ovvero a distanza. Così, tanti studenti al momento del boato erano in casa. "E’ stato orribile - racconta uno di loro - i muri hanno tremato. Sembrava una bomba. Poi ho guardato fuori dalla finestra e ho visto il fumo che saliva. E’ successo a 500 metri da casa mia".

Racconti che hanno animato le chat delle classi per l’intera giornata. Preoccupati i compagni che, appresa la notizia, subito hanno contattato i ragazzi e le ragazze che vivono in quel comprensorio per farsi rassicurare riguardo alle loro condizioni. Fortunatamente, nessuna conseguenza nemmeno per qualche insegnante e qualche alunno che, sempre causa assemblea, avevano deciso di andare a fare un giro al centro commerciale Gigli e hanno visto le vetrate andare in frantumi.

"Abito a 2 chilometri dal deposito che è esploso - spiega un altro studente - e sembrava proprio di essere là. Ho temuto per mio padre che era appena uscito e in effetti ha subito telefonato per sapere se andava tutto bene". Il polo scientifico e biotecnologico dell’ateneo di Firenze si trova proprio a Sesto Fiorentino. Molti giovani della Valdinievole, ex alunni dell’agrario Anzilotti e del liceo Lorenzini in particolare, ieri mattina erano a lezione quando si è verificato il botto.

"E’ stato tremendo, proprio come una bomba - spiega Chiara Nini, ex alunna centista del Lorenzini e studentessa al primo anno di biotecnologia - e nel giro di pochi minuti ci hanno spiegato cosa stava succedendo. Hanno interrotto e cancellato le lezioni. Ci hanno chiesto di fermarci in biblioteca. Nel primo pomeriggio, abbiamo ricevuto una email che ci informava che l’Arpat aveva scongiurato effetti significati in atmosfera. Ci hanno dato le mascherine per uscire dal plesso e hanno gestito in modo esemplare la situazione, aggiornandoci continuamente con la posta elettronica. Alla fine, è stato solo un grande spavento. In via precauzionale, nelle sedi di Sesto, Novoli e Calenzano sono stati chiusi gli impianti di areazione, per prevenire effetti nocivi".

In generale, in effetti, il timore maggiore era quello di aver respirato sostanze nocive. "Ero in macchina in autostrada con mio figlio - dice una docente del Martini - e il mezzo ha fatto letteralmente un balzo. Ho capito subito che era una cosa grave e ho avuto tanta paura".