
Felice Prudentino, 39 anni
Felice Prudentino, 39enne pugliese di Ostuni, professione operatore tecnico di funzione sanitaria, in servizio alla Cross da quattro anni. Ci racconta la missione? "Nel marzo scorso abbiamo preso un carico otto bambini palestinesi, dall’ospedale Umberto I del Cairo, struttura gestita in maniera fantastica dalle suore - fino all’Italia. Mi sono occupato del supporto all’assessment team, dall’accoglienza all’arrivo. Un’esperienza professionale importante, ma anche molto toccante a livello umano". Cosa le è rimasto dentro? "Metti a fuoco quali sono i veri problemi della vita, le vere necessità. Dall’aeroporto di Pratica di Mare ho accompagnato personalmente al Meyer due pazienti, un bimbo di otto anni e una bimba di quattro. Nel viaggio, con calma e tatto, ho avuto modo di stabilire un contatto. Io ho due figli piccoli, l’immedesimazione è stata forte". Prego, continui. "Questi bambini hanno perso il diritto alle cure dalla sera alla mattina: niente medicine, niente ospedali. E i nuclei familiari che, già minati dai lutti, si devono dividere per provare a dar loro un futuro, perché sono le autorità israeliane a decidere chi può uscire. Bambini che con estrema naturalezza raccontano delle bombe, della propria scuola crollata, della routine giornaliera della fuga, dei morti. Si assiste alla normalizzazione della morte". Da chi erano accompagnati? "Entrambi dalla mamma. Ricordo lo sguardo di queste mamme, impaurito, diffidente, senza luce. Sanno che non torneranno mai nella propria terra. E dietro si portano un minuscolo bagaglio dove dentro c’è quel che resta di una vita intera". Un aneddoto che l’ha colpita? "Quando eravamo sull’aeromobile abbiamo dato da mangiare a tutti. il bambino di quattro anni ha razionato tutto, sia l’acqua che il cibo. “Lo tengo per i prossimi giorni“, ci ha detto. Abbiamo provato a spiegargli che non c’era bisogno perché nelle ore successive avrebbe ricevuto altro cibo, ma non è facile perché hanno sempre vissuto nella privazione totale". Un bello schiaffo. "Serve prepararsi mentalmente, non siamo pronti a tutto questo. È devastante, intollerabile. Ma bisogna rimanere lucidi. Grazie a questa struttura e a tutte quelle che collaborano, siamo fieri di esserne parte integrante. Per i pochi che riusciamo a portare via, si tratta di un’azione risolutiva". Alessandro Benigni