
Il portico della chiesa di Ramini
PISTOIADormono sotto il porticato della chiesa da alcuni giorni. Due giovani migranti, giunti nelle ultime settimane a Ramini, hanno scelto quel luogo come rifugio notturno: lì si sentono "più al sicuro", spiegano, rispetto alla strada o ai giardini pubblici. La loro presenza, però, ha acceso nuovi riflettori su una situazione che, da qualche tempo, sta generando preoccupazione tra i residenti della piccola frazione alla periferia ovest di Pistoia. "Aumentano di giorno in giorno", raccontano alcuni abitanti. "Noi capiamo il dramma umano, ma ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni. Abbiamo paura, soprattutto la sera. Sono tanti, dormono ovunque, alcuni bivaccano ai margini della strada. E noi con i bambini non ci sentiamo più tranquilli come prima". Nessun episodio è stato segnalato dai residenti anche se pochi giorni fa una giovane volontaria è stata aggredita e ferita dalla donna ospite della parrocchia che stava soccorrendo.
L’aumento visibile della presenza di persone in stato di bisogno e senza fissa dimora — quasi tutte di origine africana — sta alimentando tensioni e proteste, anche sui social. In particolare, in questi giorni, a suscitare dibattito è stata proprio la scelta dei due ragazzi di accamparsi stabilmente sotto il loggiato della chiesa di Ramini, da anni affidata a don Massimo Biancalani che continua a garantire ospitalità e che ha ribadito con forza il senso della sua missione, e in un post pubblicato sui social ha usato parole nette: "Presidiati per mesi, arrestati, sgomberati, respinti, dispersi e abbandonati in strada. E poi chiusi, inchiodati e imbullonati per non fare entrare i poveri. E infine ‘ripuliti’, come si può trattare una stalla, con l’ostentazione per giorni delle povere cose rimaste dei ragazzi. Insomma, una chiesa viva e piena di vita, un ospedale di umanità, svuotata, chiusa, sprangata. Ora è senza vita, senza anima, perché manca dei poveri di Cristo. Uno stop drammatico, certo, ma non la fine. Siamo già ripartiti. E soprattutto non hanno ottenuto – e non otterranno – il mio silenzio. Torneremo ancora, più forti".
Il sacerdote ha poi aggiunto: "I ragazzi che dormono sotto il portico lo fanno perché lì si sentono protetti nonostante ci sia spazio dentro la canonica. È un segno del fallimento di un sistema che respinge e scarica sui territori. Ma finché potrò, aprirò le porte. Il Vangelo è accoglienza, e questa chiesa è casa per chi non ha casa". Parole che dividono l’opinione pubblica. Da un lato chi continua a sostenerlo, riconoscendogli coerenza e coraggio, dall’altro chi teme che l’ospitalità ’diffusa’ possa sfuggire di mano e trasformarsi in emergenza sociale. Anche perché molti di coloro che sostenevano l’operato del Don si sono indignati dopo aver visto in video e foto l’interno della canonica di Vicofaro: lì era concreto il pericolo, soprattutto igienico sanitario, ma non solo, per i ragazzi.