ANDREA NANNINI
Cronaca

Ballantini super ospite della ’Bugia’: "Mentire per ingannare la realtà"

L’artista livornese guiderà la giuria del Campionato a Le Piastre: "Seguo l’ironia, quel sentire agrodolce" .

Dario Ballantini, 61 anni livornese, attore, imitatore e pittore, sarà ospite domenica 3 agosto della manifestazione a Le Piastre

Dario Ballantini, 61 anni livornese, attore, imitatore e pittore, sarà ospite domenica 3 agosto della manifestazione a Le Piastre

Sarà proprio Dario Ballantini a guidare la giuria del Campionato della bugia, previsto per domenica 3 agosto a Le Piastre, un paese con un’anima un po’ doppia, situato proprio sul crinale del passo, con un occhio che guarda verso Pistoia e l’altro che si affaccia sulla Montagna in direzione di Modena. "Ho scoperto questo evento da poco e mi ha colpito l’idea dei ’raccontastorie’, un mix tra divulgazione e spettacolo. A essere sincero, non sono un grande fan delle bugie in generale, ma qui è chiaro che si tratta di tutt’altro. Forse il punto è stimolare la fantasia, perché desiderare di vedere la realtà diversa da come appare è, in fondo, volerla migliorare".

Nella cultura livornese c’è un’ironia agrodolce, penso a Piero Ciampi o a Paolo Virzì. Cosa rappresenta per lei?

"Diciamo che l’anima livornese è un po’ scherzosa, non è che rispecchi del tutto il mio modo di fare arte, di continuare a farla, però mi è stata molto utile per restare con i piedi ben piantati a terra. In 42 anni di carriera e 45 di pittura, non ho mai perso l’orientamento, perché è la città che ti ancora alla realtà, abituata a prendere in giro chiunque e qualunque cosa, quindi uno deve un po’ proteggersi, o farci l’abitudine".

Qual è per lei il primo Ballantini? Quello che dipinge o quello che si esibisce sul palco?

"Direi quello che dipinge, anche per questioni anagrafiche, visto che ha iniziato un paio d’anni prima. E poi, nell’altro caso, c’è una componente di necessità lavorativa, l’aver sfruttato un talento o delle tecniche. La pittura è più una questione di passione, più intima, mi sento più vicino, di poco, ma più vicino".

C’è poi una curiosità familiare che, anche questa, conferma la doppia natura della vita: un Ballantini montanaro e uno marittimo che convivono nello stesso individuo.

"Pensare che la mia bisnonna si è trasferita da Monte Creto, magari non proprio da Le Piastre, ma comunque non troppo lontano, fino a Livorno. Quindi, in ogni caso, le mie origini sono tra i monti". Accanto al Ballantini artista c’è quello del palcoscenico, eclettico e dissacrante, capace di far dubitare persino all’imitato chi sia veramente l’imitatore. Da La Russa a Zucchero, da Vasco Rossi a Gino Paoli, sono innumerevoli le rivisitazioni di grandi nomi dello spettacolo finiti sotto la sua lente d’ingrandimento, caratterizzata da un’ironia talmente trasparente e incisiva da non ammettere repliche.

Cosa rende Livorno e i livornesi interpreti di un mondo un po’ a sé?

"Forse il porto, o un certo tipo di cinema, magari quello di Virzì, che ha iniziato a far conoscere un po’ di più la città. Poi, quando approfondisci le vite di tanti miti, Modigliani, eccetera, appunto Piero Ciampi, poi ricolleghi tutto e ti accorgi che molti sono di Livorno. Assomiglia un po’ a Genova e a Napoli, però ha una sua unicità, insomma. Anche molto ribelle, tollerante. C’è il Vernacoliere, insomma è una città in crescita, dai. E poi vale la pena ricordare che i primi tendoni, dopo l’invenzione del cinema, dove proiettavano come se fossero piccoli circhi all’aperto, sono apparsi sulla terrazza Mascagni di Livorno". Un personaggio dal fascino sorprendente, tanto che domenica lo spettacolo potrebbe intitolarsi: Un livornese a Le Piastre, su suggerimento di Enzo Iachetti.

Andrea Nannini