Pistoia, 16 luglio 2025 – Con l’annuncio, oramai definitivo, fatto dal presidente americano Donald Trump di imporre dazi al 30% per tutti i prodotti che verranno esportati dall’Europa verso gli Stati Uniti dal 1° agosto, torna a farsi sentire la preoccupazione da parte dell’economia, anche pistoiese, sulle conseguenze che tutto ciò potrà provocare. A differenza di altre province, come consolazione non del tutto secondaria, va detto che il principale volano degli affari sul territorio, ovvero il vivaismo, non soffrirà di ripercussioni visto che le esportazioni di piante vive oltreoceano sono pari a zero. Ma ci sono altri ambiti, in particolar modo i produttori vitivinicoli ed anche i comparti della meccanica e metalmeccanica, che rischiano contraccolpi particolarmente gravi.
“La vocazione della nostra provincia verso l’export, e verso gli Usa, ci rende particolarmente preoccupati – afferma il vice-presidente di Confindustria Toscana Nord, Massimo Capecchi – al netto di analisi più approfondite, ma imporre dazi, oltre che dannoso, non fa parte della cultura industriale dell’occidente, altera la concorrenza e finisce per deprimere la qualità dell’innovazione e della ricerca alla base dell’industria più evoluta. Per questo confido che i governi sappiano lavorare per disinnescare questa pericolosa mina, che potrebbe portare effetti ad oggi neppure immaginabili”.
I numeri effettivi, per ora disponibili, sull’impatto dell’export verso gli Usa secondo Coldiretti è di circa otto milioni e mezzo di euro per la nostra provincia che, comunque, ha il valore più basso a livello toscano e, in questo caso, non sembra essere necessariamente un male. Un valore sostanzialmente stabile se si considera che è aumentato di mezzo milione di euro dal 2018 al 2024: di questa quota, circa 5 milioni è per i prodotti alimentari e 3,5 milioni di euro per bevande come il vino. “Si tratta, per fortuna, di una piccola quota del nostro export agroalimentare nel mondo – fanno sapere da Coldiretti Pistoia – considerando che il valore assoluto è aumentato dal 2018 in poi, passando dagli allora 370 milioni agli attuali 576 milioni di euro di giro d’affari”. Come detto, la gran parte dell’export pistoiese in campo agroalimentare è rappresentato dalle piante vive che, però, sono un mercato che non coinvolge gli Stati Uniti. “Con la guerra dei dazi sono a rischio, piccole quote di mercato, ma per qualche azienda agroalimentare potrebbe essere fatale – continuano da Coldiretti – visto che spesso si tratta di piccole attività”.
L’associazione di categoria è già sul piede di guerra di fronte a questo clima di incertezza. “Siamo scesi in piazza, a Roma come a Bruxelles per dire no al fondo unico che metterebbe insieme le risorse della Pac (fondi riservati all’agricoltura) con altri fondi strutturali”, ammette Francesco Ciarrocchi, direttore di Coldiretti.