
Una vita spezzata a vent’anni, nel ‘campo di morte’ di Zeithain, Germania Est. Era il 22 dicembre 1944 quando Dino Innocenti spirò. "Ore 19.50. Tanto buono. Soffrì molto ma sempre con rassegnazione". Così scrisse padre Luca Ajroldi, cappellano militare che assisteva i soldati italiani prigionieri, annotando per ognuno le ultime parole, il nome, il numero della tomba. I resti di Dino Innocenti tornarono in patria dopo quasi cinquant’anni. La piccola cassa venne sepolta nel cimitero di San Niccolò dove già riposava sua madre. "All’epoca – racconta il fratello Mauro – rinunciai alla sepoltura gratuita, che il comune di Agliana avrebbe concesso come riconoscimento a una vittima di guerra, per seppellire mio fratello nella tomba con la mamma, che aveva tenuto sempre un lume acceso davanti alla foto di Dino".
Recentemente, Mauro Innocenti ha chiesto e ottenuto dal Comune il rinnovo gratuito della sepoltura per altri trent’anni. Un riconoscimento previsto per le vittime di guerra. E’ una vicenda struggente quella di Mauro Innocenti alla ricerca del fratello Dino, giovane aglianese che durante la seconda guerra fu deportato in Germania. Di lui la famiglia non aveva saputo più niente. Padre Ajroldi aveva pubblicato il diario nel 1962, dopo che i suoi ripetuti appelli per riportare in Italia quei poveri corpi non avevano avuto l’esito sperato. Vane anche le ricerche di un’associazione promossa dal colonnello Leopoldo Teglia di Perugia.
"Le truppe russe avevano installato una base a Zeithain e negavano l’esistenza del cimitero a chi si presentava per fare ricerche. In realtà – racconta ancora Mauro – il cimitero esisteva e vi erano stati sepolti i prigionieri italiani che morivano nel lazzeretto di Jacobsthc, nei dintorni di Berlino". Padre Ajroldi aveva piantato per ognuno una croce. L’autorizzazione al rimpatrio delle salme arrivò dopo la caduta del muro. Fu allora che Mauro apprese dalla stampa del cimitero di Zeithain. Riuscì ad avere una piantina, tramite la Croce Rossa: suo fratello era nella tomba numero 622. Iniziò le ricerche, con materiale fornito dal colonnello Teglia e il prezioso aiuto della biblioteca Forteguerriana. Nel diario di padre Ajroldi trovò le ultime parole di Dino: Piuttosto che continuare così meglio che vada io incontro a Gesù Bambino. Che brutto sentire il fiato che manca. Nel giugno 1991 Mauro si recò nella Germania dell’Est, con la moglie Iliana Landini e l’insegnante di lingue Anna Maria Baroncelli. Furono momenti di grande commozione, anche per l’accompagnatrice: "Una missione di grande valore umano" come la definì in una toccante lettera inviata a Mauro. Il luogo dove erano sepolti i soldati, nel 1991 era un bosco disseminato di croci. Gli alberi erano cresciuti su diverse tombe, fra cui quella di Dino. I caduti italiani riesumati vennero riportati in patria dall’esercito italiano. La mattina dell’8 febbraio 1992, in duomo a Firenze, il cardinale Piovanelli celebrò un rito funebre in memoria di quelle vittime. Nel pomeriggio, Dino fu sepolto ad Agliana. Nel 1997, il Comune pose una lapide sulla facciata del municipio in ricordo di sette deportati aglianesi morti, fra cui Dino Innocenti. "Ringrazio il Comune e per avere concesso la sepoltura gratuita –conclude Mauro –. Dino aveva sei anni più di me, ero un adolescente quando andò in guerra senza più tornare. Avevo tanti ricordi di lui, per me era un modello da seguire".
Piera Salvi