
Fra Coldiretti e Avi resta alta la tensione sul tema dell’uso del glifosato
Non si placa la tensione che si sta respirando negli ultimi giorni tra Coldiretti e Associazione Vivaisti Italiani, come riportato già a più riprese da queste colonne. Dopo la prima uscita di Avi, che faceva riferimento a quel che era emerso dall’assemblea nazionale dell’associazione di categoria, era stato proprio il direttore della confederazione di Pistoia, Francesco Ciarrocchi, a ributtare il pallone nell’altra metà campo facendo riferimento alle pratiche utilizzate col glifosato, al suo utilizzo per la parte alimentare ed al protocollo d’intesa del 2019 che, secondo Coldiretti, mancava di alcune firme ma si è controbattuto con risposte anche piccate. "L’accordo del 2019 tra l’Avi e la Regione – afferma il presidente dell’Associazione, Alessandro Michelucci – è una dichiarazione di intenti sulle buone pratiche attuali che Coldiretti, se fosse stata presente, avrebbe conosciuto: all’epoca nessuno poteva prevedere che la Commissione Europea e l’EFSA avrebbero rinnovato l’autorizzazione del glifosato per altri dieci anni ma Avi e Distretto fin da subito hanno lavorato per ridurne l’uso e ottimizzare le risorse idriche. Considerato che fra le azioni concrete c’è anche il ’Pistoia FitoLab’, al quale ha aderito anche Coldiretti, per prevenire i patogeni in entrata e certificare la qualità delle piante in uscita viene da chiedersi: dove erano quando l’Avi ha stilato il protocollo d’intesa per ridurre l’impatto degli agrofarmaci".
Fra i risultati ottenuti che Avi mette in evidenza, come rilevato dall’apposito centro studi, c’è quello relativo ad un -40% di consumi di agrofarmaci. Ma lo scontro non finisce affatto qui. "Contrariamente a quanto affermato da Ciarrocchi – prosegue Michelucci – in Italia il glifosato non viene utilizzato per l’essiccamento delle colture alimentari come il grano. Le pratiche agricole in Italia si basano su standard rigorosi che escludono tale utilizzo e quindi il paragone non ci pare calzante. Inoltre, pare che si voglia disconoscere le scelte dell’Efsa. La sostenibilità del vivaismo, sventolata da Ciarrocchi come una bandiera, per noi di Avi deve sempre andare insieme all’eco-sostenibilità. Questo significa che le nostre produzioni devono poter continuare a vivere e competere in uno scenario prettamente internazionale altamente competitivo, dove la sostenibilità economica resta fondamentale".
Nonostante questo momento di particolare attrito, tutt’altro che positivo, la strada non sembra essere definitivamente chiusa con Avi che lancia una proposta. "Siamo disponibili ad un dialogo costruttivo con Coldiretti e tutte le parti interessate – conclude Alessandro Michelucci di Avi – per discutere di questo e di altri temi cruciali per il futuro del nostro settore anche con un incontro pubblico per chiarire le rispettive. Per quanto ci riguarda, la necessità di proseguire con l’uso di prodotti fitosanitari si deve basare su dati scientifici, rigorosi e trasparenti. La nostra priorità rimane la sostenibilità ambientale e la sicurezza, aspetti fondamentali per il benessere del nostro vivaismo e della nostra società".
S. M.